Acceso montista quale sono, anche per avere avuto nel passato occasione di parlare all’Uomo, esercito il diritto di rimpiangere le opere grandi che non farà: anche, ma non solo, perchè mille lillipuziani non permetteranno (peggio per Lui, e più ancora per noi, per essersi consegnato a loro invece di spazzarli via).
Prima delle non-opere grandi, chiudere la sudditanza agli USA. Sessantanove anni fa, è vero, a Cassibile (Siracusa) ci arrendemmo senza condizioni a un generale americano (Bedell Smith). Poi per qualche anno fummo aiutati dalla farina e da altri soccorsi inviati, con disinteresse decrescente, da Washington. Ma, quasi un settantennio dopo, il mutuo abbiamo finito di restituirlo. Le ultime rate furono l’ignobile superbase a Vicenza; le missioni mercenarie -ma spese a nostro carico- persino in Afghanistan; i delittuosi stanziamenti bellici che continuiamo a fare, laddove lasciamo morire assiderati gli homeless, raddoppiamo la pena ai carcerati con la tortura del sovraffollamento, tradiamo in altri cento modi i nostri doveri. Solo agli obblighi della servilità non manchiamo mai: non sotto Prodi e d’Alema, non sotto Berlusca e La Russa, non sotto Napolitano, Monti e Terzi di Santagata. Gli ultimi due volano a Washington anche per confermarci lacché: laddove l’Europa la Russia la Cina e altri protagonisti grossi ci offrirebbero l’occasione per essere più liberi e più eguali.
Altro rimpianto acre: nulla di serio ha fatto/potrà fare Super Mario per correggere alquanto le storture dell’ipercapitalismo: nessuna patrimoniale a carico dei soli straricchi, nessuna avocazione ai redditi “di lavoro” offensivamente alti; nessuna aggressione degna di Dracone legislatore ateniese alle prassi e alle spese del prestigio convenzionale e del fasto pontificio-monarchico: il Quirinale e gli altri palazzi del disonore sono lì, al sicuro dalla ‘sobrietà’ montiana. Nessuna dura opera di giustizia contro le rapine dei politici fecali: ce li ritroveremo tutti a ingozzarsi nel truogolo elettorale già tra un anno, se non prima.
Eppure con Mario Monti, se non la farà più grossa, dovremo essere larghi d’indulgenza. Siamo in molti a sperare che dopo Lui e i suoi professori niente sarà lo stesso (v. in ‘Internauta’ di gennaio lo nostra intervista a Marco Vitale). In molti a sperare che la gestione dei tecnici dimostrerà quanto il sistema progredisce facendo a meno dei politici quasi tutti pregiudicati. In molti a sperare che il governo delle competenze stia prefigurando come migliori saranno la Polis e la vita quando questa o quella formula di democrazia riscattata e qualificata -opposta all’attuale- cancellerà fino all’ultima (beh, quasi) le malefatte dei partiti e dei loro gaglioffi (ce li ha imposti ‘la più bella delle Costituzioni’. Una Camera dei Sorteggiati, invece che degli Imputati, sarà un ottimo inizio -v.la proposta Calenda/Ainis in ‘Internauta’ di gennaio’).
Pur di avere questa Liberazione, senza confronti più redentrice di quella del ’45 (ci addossò il peggiore sistema dell’Occidente) accettiamo di pagare un prezzo: e il prezzo è trangugiare le delusioni inferteci da Mario Monti, Libertador a metà. E perdoneremo anche Giorgio Napolitano, il Sommo Politico che si riscattò imponendo Monti cauto calpestatore dei politici. Giorgio rischia di rivelarsi il più statista dei reucci settennali del Quirinale, vituperevole palazzo costruito col denaro che avrebbe dovuto andare ai pellagrosi e ai tubercolotici di Cristo.
Antonio Massimo Calderazzi