Non parleremo del Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, per profferire indignazione contro un ente inutile: ad intermittenza profferisce la grande stampa, tutti sanno tutto. Forse Monti, se si sentirà temerario, tenterà di abolirlo.
Ricordiamo solo che il Cnel nacque nel 1957 per il dettato dell’art.99 della Costituzione (‘la più bella al mondo’ dicono con gli occhi lucidi i suoi innamorati). Sancisce il detto articolo che il Cnel è organo di consulenza delle Camere e del Governo: esprime pareri non vincolanti e può proporre leggi. 121 i consiglieri, nominati per cinque anni, senza limitazioni al numero delle riconferme. Raffaele Vanni, remoto leader della Uil, è in carica senza interruzioni dal 1958. Il consigliere Santaniello ha 92 anni. Non essendoci obbligo di frequenza, l’assenteismo è molto alto, ma l’emolumento viene pagato a prescindere. I dipendenti sono un’ottantina. 62 consiglieri sono o sono stati sindacalisti, 37 sono esponenti delle imprese, 10 del Terzo Settore, 12 professori o esperti. L’attuale presidente, l’ex-ministro Antonio Marzano, percepisce 160 mila euro l’anno, il decuplo del ragionevole, così come decupla del giusto è la prebenda dei consiglieri, non è chiaro se 1200 0 1500 euro mensili.
I giudizi dell’opinione pubblica non possono non essere condizionati dal fatto che da circa mezzo secolo nessuno chiede i pareri del Cnel. Nel 1997, quarantennale dell’Organo, i senatori Urbani e Vegas presentarono alla Bicamerale proposta di cancellazione dell’art.99 al fine di sopprimere il Cnel. Si levò il prevedibile sdegno e fu la Bicamerale a chiudere. Consiglieri e dipendenti vengono mensilmente consolati in euro del sommesso ma costante vilipendio nei confronti di questa che era stata pensata, non proprio come una terza Camera ma almeno come uno Sgabuzzino. Per somigliare un po’ alle legislature del parlamento, ogni quinquennio del Cnel si chiama, bizzarramente, ‘consigliatura’.
Non c’è dileggio che venga risparmiato allo Sgabuzzino costituzionale: ‘casa di riposo’, ‘ulteriore TFR per ex-sindacalisti, politici trombati, professori a caccia di consulenze’, ‘cimitero degli elefanti’, ‘cariatidi’, ‘circolo per il tressette di vegliardi’ (non è dato sapere se dotato o no di sala di rianimazione). ‘Lettera 43’, un quotidiano online, ha invocato: almeno gli esponenti delle imprese, che non hanno bisogno dell’emolumento e certo non hanno tempo di frequentare, diano l’esempio, si dimettano, chissà avvicinino la fine.
Abolire l’Organo è troppo complicato, occorre legge costituzionale. Il presidente della Repubblica è intervenuto in gran sussiego all’inaugurazione della Consigliatura corrente. Si vuole che il pontifex maximus del culto della Costituzione attenti ad una creatura dei Padri Costituenti? Eppure…Mai dire mai.
Veniamo al perché ragioniamo del Cnel. La sua sede è in una raffinata palazzina, opera di un importante architetto del 1908, sontuosamente arredata, nel cuore di Villa Borghese, vicino al tempietto di Esculapio. Si chiama villa, o palazzo, Lubin, dal nome di un riccone nordamericano, un ebreo oriundo polacco, il quale nel 1908 convinse Vittorio Emanuele III a farsi patrocinatore dell’Istituto Internazionale di Agricoltura, una cosa allora seria, poi fagocitata dalla Fao. Il riccone donò la villa all’Italia. Se il capo dello Stato volesse ancora più bene all’Italia che, assieme a super Mario, ha intrapreso a salvare e a fare sobria, non dovrebbe trasferirsi a villa Lubin, in modo da mettere sul mercato il Quirinale, immobile di cattiva reputazione però valevole quanto un grande piano Nuove Carceri più vasti aiuti agli affamati del Sahel?
Era più o meno una villa Lubin l’edificio che ospitava i presidenti della Bundesrepublik quando la capitale era a Bonn. Imitare Bonn non sarebbe un gesto sublime, tale da proiettare il Capo dello Stato nell’Empireo, il più alto dei cieli, immobile secondo le antiche dottrine?
Direte: a palazzo Lubin agiscono un paio di centinaia di persone, non c’è capienza per i duemila del Quirinale. Appunto, alleviare il Paese sofferente di circa 1800 mangiapane sarebbe la grandezza di re Giorgio. Direte: e le scuderie? Anch’esse liquidate, in pro del contribuente e a fomento della generale sobrietà. Giorgio e Donna Clio non cavalcano, e i suoi ciambellani si abbonino a un maneggio, non con la credit card della Presidenza.
Direte ancora, obiezione assai più grave: il Presidente è il comandante supremo delle Forze Armate; villa Lubin non ha spazi e non è ‘wired’ per la sala operazioni degli Stati Maggiori. Dove si impartirebbero gli ordini per la flotta di battaglia, per le divisioni corazzate dei nostri sfondamenti, per gli stormi di F-35 e di altri strumenti di pace previsti dalla più bella delle Costituzioni? Risposta: e il presidente USA non porta con sé una centrale operativa dovunque si rechi, in visita a Tokyo o a sciare nel Colorado? A bordo dell’Air Force One c’è tutto quanto serve per scatenare l’Armageddon nucleare. Sulla terraferma il Sommo posto mobile di comando di BushObama è su ruote. Da noi la Irisbus, industria di Stato, è senza commesse: le si ordini un Furgone Supremo per il Capo e i suoi marescialli. Quanto ai Corazzieri, essi sono rotti a tutte le asprezze. Montino tende nella location più vicina. Meglio ancora, siano mandati a regolare il traffico.
Oh Presidente del 150°, compia il gesto che farà di Lei l’emulo di Cincinnato, Marco Attilio Regolo, Pietro Micca, G.Garibaldi e di un ristretto manipolo di supplementari anime grandi!
Porfirio