INTERVISTA A MARCO VITALE: “NIENTE SARA’ COME PRIMA”

“Abbiamo bisogno di chinarci di nuovo sui testi greci, vi troviamo un pensiero affascinante. Io ho ripreso a leggere Aristotele, e faccio di più, vado a sentire le lezioni di uno studioso che insegna come calare nella realtà d’oggi la forza delle idee dell’Ellade”. Esordisce così Marco Vitale, intellettuale del concreto, cui sono andato con la richiesta di pronunziarsi sugli sforzi (fatti più in USA che da noi) per migliorare l’attuale società politica in riferimento ai concetti fondanti della Polis antica.

Per il professore, “la democrazia è a pezzi, ma non solo da noi. Si veda negli Stati Uniti la ribellione degli elettori contro i professionisti del Congresso. Contro la forza corruttrice delle lobbies. Contro quelli che comprano le leggi coi dollari. Gli americani amano un lobbismo fatto alla luce del sole. Ma è un fatto: il significato delle urne si è svuotato, e lo prova il crescere del distacco e dell’astensione. La democrazia va ricostruita, riprendendo i principi più antichi, ma cambiando i grandi obiettivi -dove vogliamo andare- prima ancora che gli strumenti e i meccanismi della politica”.

Vitale giudica decisivo il raffronto con le esperienze della Germania. “Sono stato nei consigli d’amministrazione di alcune società tedesche, importanti, della meccanica. Situazioni di crisi pesante sono state superate lì alla luce di una concezione cui dovremo ispirarci anche noi. Contro la nostra assuefazione ai conflitti, i tedeschi hanno scelto la Mitbestimmung, al centro della quale c’è l’impresa, entità autonoma. Di essa i sindacalisti sono amministratori e agiscono in conseguenza”.

“Facciamo un bilancio in una prospettiva storica. Sulla strada delle contrapposizioni belluine i lavoratori italiani sono pervenuti a guadagnare poco e a contare poco. Il movimento sindacale nel suo complesso è perdente.  Quando il giovane Luigi Einaudi analizzava i problemi delle industrie usava formule audaci quali ‘la bellezza dei conflitti’. Ma in ultima analisi sosteneva che i conti delle imprese dovevano quadrare”.

“Negli anni ’60 e ’70 i sindacati italiani dicevano: non faremo la cogestione. Per noi l’impresa non esiste, ci sono i padroni e sono i nostri nemici. Dominava il pensiero collettivista. Anche le imprese erano chiuse, negative, miopi. Erano parecchi i padroni che rubavano alle loro imprese. Leopoldo Pirelli tentò di cambiare varie cose nel campo imprenditoriale. Fu emarginato”.

“Il lavoro è un passaggio fondamentale. Dobbiamo sperare che grazie alla saggezza di Monti ci sia un salto di civiltà. Monti è veramente bravo a tenere in riga i ministri”.

Il professore torna continuamente sulla necessità di far trionfare un grande obiettivo unificante: “Così com’è la democrazia non funziona. La corruzione è drammatica, siamo i peggiori tra i paesi avanzati. Il parlamento è inquinato. Se con Monti non fossimo passati al governo delle competenze saremmo a un nuovo 8 Settembre”.

E’ qui il centro del pensare di Marco Vitale: ”La gestione Monti non è una parentesi. Niente resterà come prima. Potremo avviare la ricostruzione della democrazia, come negli USA avvenne nel primo decennio del Novecento, quando i trust e i ‘robber barons’ gestivano l’America turpemente e un Roosevelt impose riforme che rappresentarono la riscossa dei valori della democrazia. Anche noi dovremo ricostruire la democrazia. Rifaremo i conti con i partiti, con i sindacati, con la Chiesa (che drena risorse ingenti); e con la Mafia”.

D.- Nel passato il pensiero giusto non mancava. C’erano gli Einaudi e i Vanoni. Come mai siamo dove siamo? Perché il pensiero giusto dovrebbe funzionare oggi?

“Perché i giochi sono cambiati; perché siamo in pericolo. La crisi è salutare. Hamilton diceva ‘il debito è una fortuna’. Agli inizi degli anni ’90 il nostro debito, al 60% del Pil, era sostenibile. La degenerazione è cominciata nei primi anni ’90”.

D.- Può avvenire la ricostruzione senza sostituire i meccanismi della politica?.

“ I meccanismi devono essere cambiati. Il congegno va aggiornato. La classe politica è da raddrizzare”.

D.-  Come valuta la proposta di Michele Ainis che una delle due Camere venga sorteggiata invece che eletta, perché controlli e corregga l’altra camera?.

“Sono d’accordo. Alcune delle proposte che si avanzano sono affascinanti. Però attenzione: il cambiamento è gia cominciato. Il Paese non è spento, è alla ricerca del nuovo. Prima la società si appagava, era una morta gora. Il passaggio Monti non è una parentesi tecnica. Spero che diventi fondante.”

D.-  Ma quando si voterà la classe politica tornerà a spadroneggiare.

“Ma no, gli italiani capiranno il ritorno alla competenza. Verranno fuori politici nuovi. I Monti e i Passera resteranno protagonisti. I partiti saranno rifondati: dovranno diventare trasparenti anche a livello finanziario. I primi segni ci sono. La Lega è spaccata. Berlusconi non sta facendo ostruzionismo (va detto che è il meno peggio dei suoi). La grande stampa  fa denunce un tempo impensabili. Il card. Scola si è reso conto delle ‘marachelle’ di Formigoni e si dissocia. Don Giussani non voleva queste cose”.

D.-  Di quanto tempo avremo bisogno per liberarci di centinaia di migliaia di politici quasi tutti ladri?

“Saremo impegnati a lungo, minimo dieci anni: stiamo facendo una Seconda Ricostruzione, e ci servirà l’allegria di quando facevamo la Prima. La corruzione c’è anche in Germania, eppure la Germania è cento anni avanti a noi. La sua economia sociale di mercato è la migliore delle democrazie”.

D.-  Cosa migliorerà di colpo la nostra gentaglia politica?

“Bisogna sperare in un grande movimento dell’opinione pubblica, a valle della crisi e delle novità della fase Monti. Nel passato il movimento non c’è stato. Come dice Gherardo Colombo, ci si è illusi su Mani Pulite, la gente ha delegato ai magistrati invece di partecipare a un grande fatto collettivo. La fede della popolazione potrà essere convogliata e produrrà energia sociale e culturale.

D.- Di nuovo: quanto tempo occorrerà?

“Meno di quanto pensino gli analisti del solo esistente. C’è il fatto nuovo: la cassa è vuota. Non ci ritroveremo con la stessa classe politica”.

A.M.Calderazzi