EROI POSITIVI, NEGATIVI E PUTATIVI

Per capirci meglio

Beato quel paese che non ha bisogno di eroi, avvertiva Bertolt Brecht. Se davvero è così, abbiamo una buona ragione in più per considerare l’Italia lontana da uno stato di beatitudine. Il nostro fabbisogno di eroi deve infatti essere elevatissimo a giudicare da quanto si legge sulla stampa e si vede o si sente per radio e alla TV. Quel titolo d’onore viene assegnato con tanta frequenza da far credere, in certi momenti, di essere tornati ai tempi in cui Omero cantava da par suo la guerra di Troia. E, beninteso, da consolarci almeno in parte per l’impressione altrettanto frequente di vivere in un’epoca brulicante di antieroi.

Qualche esempio dalle cronache più recenti. Tutti ormai sanno tutto dell’eroe positivo del naufragio della Costa Concordia, il capitano Gregorio Maria De Falco, che oltre a fronteggiare con energia e abnegazione il disastro dell’isola del Giglio ha avuto il merito di dire il fatto suo all’eroe negativo della stessa vicenda, l’altro capitano di cui è superfluo declinare le generalità, ormai familiari dal Nebraska alla Cocincina. Eppure il positivo è anche il primo, giustamente, a schermirsi, sostenendo di avere fatto soltanto il proprio dovere, magari con un po’ di enfasi in più, giustificata peraltro dalle circostanze. Ma quello che fare il proprio dovere tenda a diventare eroico sembra più di un sospetto.

Quanto alla controparte, come scandalizzarsi, nella fattispecie che il “capitan codardo” costituisca solo l’ultimo e clamoroso caso di mostro sbattuto in prima pagina dai media di tutto il mondo? Certo un po’ si esagera, almeno quantitativamente, dimenticando che anche i mostri hanno diritto a qualche difesa, almeno giuridicamente parlando, e che l’accanimento su un singolo individuo rischia di mettere in ombra altre corresponsabilità. Accade però che il personaggio venga difeso a spada tratta dai suoi concittadini sorrentini e addirittura esaltato a sua volta come eroe per nulla negativo, contro ogni evidenza e logica.

Tanto più, allora, sembra inevitabile disperare delle patrie sorti, anche senza tirare in ballo Brecht, tenendo conto che il caso non è affatto inaudito. I precedenti di solidarietà a prescindere non si contano, dai compaesani toscani di Silvano Moggi che sfilavano a lume di candela, come i pacifici rivoluzionari di Praga nel 1989, per manifestare la loro devozione al direttore sportivo che comprava arbitri e truccava partite per far vincere la Juventus, alle donne napoletane che gettavano corpi contundenti sulla polizia a caccia di camorristi nei quartieri spagnoli.

Per non parlare, naturalmente, della politica, dove rimarrà negli annali il voto con cui la vecchia maggioranza governativa proclamò compatta che l’ex premier credeva davvero che un’allegra ragazzotta marocchina a lui cara fosse la nipote del poi malcapitato Mubarak. Guarda caso, tuttavia, il sullodato ex premier appartiene a quel Partito popolare europeo i cui rappresentanti al parlamento di Strasburgo si sono schierati a difesa di Viktor Orban, suo ex omologo ugualmente affiliato al PPE e impegnato a smantellare la democrazia ungherese dopo avere combattuto il regime comunista.

Mal comune? Solo fino ad un certo punto, perché sempre a Strasburgo Mario Borghezio, ben noto gladiatore leghista nonché “uomo di grandi valori, posato ed affabile” (così si legge sul web), ha superato tutti invitando Orban, xenofobo oltre che autoritario, a venire in Padania dove sarebbe ospitato “come un eroe”. Allegria.

Nemesio Morlacchi