In Siria muoiono decine di persone quasi tutti i giorni. Militari che disertano, civili che manifestano, bambini. La carneficina va avanti da mesi, ma nessuno sembra in grado di fermare la mattanza perpetrata dal regime di Bashar Assad. Non l’Occidente, che dopo l’intervento in Libia sembra aver perso ogni entusiasmo verso il moto quasi risorgimentale che attraversa i Paesi arabi. Non la Lega Araba, che ha mandato i suoi osservatori nel Paese ma sembra inerme di fronte all’arroganza del regime siriano. Forse la Turchia è l’unico attore che mostra un qualche barlume di iniziativa.
Ma perchè alla popolazione siriana viene riservato questo trattamento dalla comunità internazionale? Sarà che la svolta islamica in Egitto ha freddato gli entusiasmi europei e non solo. Sarà che la Siria è troppo, troppo vicina a Israele. Sarà che al di là delle dichiarazioni bellicose, il regime di Assad ha sempre avuto un atteggiamento di realpolitik nelle questioni mediorientali. Ed è molto meglio avere un governo che sì finanzia hezbollah, sì strizza l’occhio all’Iran, ma tutto sommato è laico, che non l’ennesima democrazia islamica esposta ai voleri della piazza.
Ma decidere di non intervenire, da parte dell’Occidente, è sicuramente un errore strategico. Il regime di Assad pare condannato a soccombere, tra le pressioni internazionali e la sommossa interna. Lasciare che l’attivismo turco nell’area permetta ad Erdogan di intestarsi un’eventuale cacciata degli Assad sarebbe rinunciare ad avere un ruolo egemone nel Mediterraneo. Evitare di “sporcarsi le mani” con la questione siriana, non impedirà qualsiasi recrudescenza islamica, al contrario. Aumenterà l’ostilità nei confronti di un Occidente immobile di fronte alle stragi di arabi non seduti sopra pozzi di petrolio.
Il nostro disinteresse è dannoso e controproducente, oltre che inumano. Essere intervenuti in Libia ha causato la caduta di una dittatura e ha dato un’enorme opportunità ad un popolo fino ad ora oppresso. Ci saranno stati errori e, come sempre, ci saranno stati interessi che si muovono nel torbido. Ci sono state ritorsioni da parte dei vincitori sui vinti e i consueti orrori della guerra. Ma di fronte allo strazio di innocenti che si sta facendo in Siria, che i nostri media così umanamente in gran parte ci risparmiano, è da chiedersi se l’ostinazione nel non voler intervenire sia un orrore peggiore.
Tommaso Canetta