Le lamentazioni che si sono levate a sinistra, il 29 novembre 2011, sulla morte di Lucio Magri -è andato in Svizzera e si è fatto suicidare da un medico amico- sono state al tempo stesso un coro autenticamente doloroso, un pezzo di bravura drammaturgica e un happening di fanatismo stralunato. Ad ogni suicidio vanno rispetto, commiserazione, anche sollievo per chi ha smesso di soffrire. Ma in questo caso la massima virtù, l’opera più gloriosa, attribuita allo scomparso è di avere fondato un altro foglio sinistrista. Allora mi è venuto di pensare a quella folle pratica dei coribanti, di evirarsi in parossismo di fede, in delirio di identificazione con un martire semidivino. Chi erano i coribanti?
Nel 204 a.C., seconda guerra punica, la già ellenizzata aristocrazia romana introdusse nell’Urbe, consultati solennemente i Libri Sibillini, il culto di Cibele, Magna Mater degli dei frigi (anatolici). Era una religione di salvezza e Roma, protesa all’imperialismo ma minacciata dagli eserciti di Annibale, necessitava di sperare nella salvezza. Queste cose accadono nella storia. A fine maggio 1940 l’intero governo di Paul Reynaud, pressocché tutti laici laicisti radicali massoni atei, andò a Notre Dame a pregare collegialmente per la salvezza della République atterrita dalla Wehrmacht. Le preci non si rivolsero, come sarebbe stato naturale data l’importanza e l’abnegazione ideologica degli oranti, direttamente al Creatore, bensì ad un’eroica santa di provincia, Santa Genoveffa salvo errore.
Passano quattro secoli dalla guerra punica e il culto della Gran Madre si è diffuso in tutto l’impero. I popoli, patrizi compresi, si fanno coinvolgere emotivamente dalle grandi liturgie in onore di Cibele; si svolgono in marzo, intense di colori, vesti, musiche selvagge, danze orgiastiche, flagellazioni ed automutilazioni, a volte non simboliche. Cibele non è dea contegnosa come altre. E poi non si celebra soltanto la Madre degli Dei dalle parti di Ilio. Si rivive anche il mito di un dio secondario, Attis, amato da Cibele di un sentimento così geloso che egli sacrifica alla Dea il proprio sesso. La prova d’amore fu suprema; a noi non è chiaro quanto Cibele dovette gradirla. I fedeli ne erano trascinati: i coribanti, sacerdoti e seguaci più invasati degli altri, orgiastici ma coerenti fino in fondo, giungevano a mutilarsi dove sappiamo onde immedesimarsi in Attis, esotico e sublime portatore di un amore senza limiti. Le liturgie cibeliche ne ricordavano la morte e resurrezione; queste ultime, gioiose, si chiamavano hilaria.
Che c’entra la sinistra fremebonda? C’entra. Il suo delirio di disseppellire dalla fossa e far risorgere il comunismo tanto integrale quanto la dedizione di Attis apparve esordire in forme misurate, cioè razionali, quando Magri Pintor Castellina Rossanda ecc. lanciarono una normale iniziativa editorial-politica. Passarono però i decenni e l’ossessione protocomunista andò rivelandosi coribantica, forsennata, visto che il pianeta intero si convinceva della mostruosità del comunismo non ideale bensì realizzato. Gli storici non si accordano sulle cifre, ma non uno di loro nega che leninismo, stalinismo, maoismo, coerenza rivoluzionaria di khmer rossi e loro varianti abbiano prodotto decine di milioni di morti ammazzati, affamati, spariti nel nulla.
Considerato il furore sproporzionato e cieco della rappresaglia dei popoli che provarono il comunismo, le autoevirazioni dei coribanti non risultano più dissennate del culto delle memorie marxleniniste. Le lodi funebri innalzate a Lucio Magri avrebbero dovuto andare ad altre opere e meriti del compianto – non so, fine poeta, egittologo, entomologo, salvò un bambino dai flutti del Tevere- non all’aver fondato un altro foglio gauchiste.
Il gauchisme è colpevole non da poco del calvario interminabile che viviamo da quando gli implacabili spartachi romani, parigini, berlinesi e West Coast assegnarono al capitalismo un trionfo senza se e senza ma. Più le sinistre si mobilitano, più la gente le trova ridicole. E’ molto più facile e dolce essere straricchi oggi che prima di Stalin, di Mao e di altri sodali di Attis, amante assoluto.
Nei fatti il gauchisme é stato conclamato nemico del popolo. Si cerchi almeno un Muro del Pianto meno implausibile.
Jone