Gli italiani sono quasi tutti gratificati, gioiosamente sorpresi, di avere un governo composto di tecnici invece che di los politicastros (v. “Viva la sconfitta della politica”, by Nemesio Morlacchi). Non pochi di noi sognamo che i tecnici (non necessariamente la compagine Monti) restino a gestire dopo l’emergenza. Non ha limiti la felicità che i capimariuoli dei partiti possano un giorno, a Dio piacendo, essere scacciati durevolmente da tutti i livelli del potere.
Questa la premessa. La conseguenza: il governo Monti, fatto di gente iper-esperta di qualcosa di rispettabile piuttosto che di frodi partitiche, è la prefigurazione di come potrà essere l’Esecutivo quando vigerà la Democrazia Diretta Selettiva al posto del congegno attuale, ormai largamente riconosciuto il peggiore (una delle rilevazioni più recenti dà che ha stima dei partiti il 10% degli italiani).
Ha scritto (‘Corriere’, 6 dicembre) Michele Salvati, l’accademico ed ex-parlamentare che firmò il progetto del Pd: “In nessun paese civile il discredito per la politica e i partiti è elevato come in Italia. L’idea che nel 2013 si ritorni alla politica che abbiamo conosciuto in questi anni credo faccia accapponare la pelle a tutti”. E inoltre: “Il governo Monti mette in crisi la stessa funzione di rappresentanza dei partiti, il loro ruolo di tramite tra la società e le istituzioni (…) E’ colpa del sistema politico se le cose sono diventate così dure. La politica democratica, dipendendo dalla continua approvazione degli elettori, fa ovunque fatica ad adottare una ‘vista lunga’, a perseguire un indirizzo vantaggioso per il Paese nel lungo periodo”.
Quando ci convinceremo che il suffragio universale è dannoso ed è un’impostura, quando scopriremo che per gestirci non abbiamo bisogno degli eletti, tenie intestinali della politica, quel giorno potremo decidere che la Polis, il corpo politico deliberante, sia composto p.es. di mezzo milione di ‘supercittadini’, persone estratte a sorte -per turni brevi- tra quegli iscritti all’anagrafe che risultino al di là di ogni dubbio possessori di determinati requisiti oggettivi: cultura, esperienze lavorative, meriti civici quali il volontariato prestato per x anni, etc. Informati e documentati telematicamente, i supercittadini-per-un-turno potranno anche partecipare alle decisioni più importanti, senza muoversi di casa. Una quindicina d’anni fa Mario Monti dichiarò concepibile un futuro passaggio alla democrazia elettronica.
All’interno di questa Polis ‘neo-ateniese’ si potranno accorpare, sempre per sorteggio e in rapporto a meriti e a circostanze oggettivabili cioè fattuali, un certo numero di classi a qualificazione crescente e di numeri progressivamente più ristretti. Nella classe base verrebbero individuati random i decisori e gli amministratori meno elevati; in una categoria di media qualificazione e di numeri più piccoli (p.es. ordinari d’università, tecnici settoriali di riconosciuta competenza, imprenditori anche modesti ma che vantino risultati accertabili, operatori sociali) verrebbero sorteggiati i membri pro tempore di assemblee e organismi di livello intermedio. La classe più alta, un’élite di poche centinaia di persone che abbiano raggiunto le posizioni del livello massimo, fornirebbe per sorteggio e per turni brevi (non rinnovabili, oppure rinnovabili una sola volta) i membri del governo, i quali potrebbero anche alternarsi alla guida dello Stato (fa così la Svizzera).
La società, non la politica cioè l’elettoralismo, produrrebbe le decisioni. La deliberazione avverrebbe in rapporto alla saggezza dei migliori e non, come oggi, in rapporto ai giochi elettorali.
E’ ovvio che non parliamo solo dell’Italia. La peggiocrazia espressa dalle urne governa i sistemi rappresentativi più pretenziosi di tutti, quelli americano e britannico, da quasi tre secoli e con risultati scadenti. Proprio negli USA sono state formulate, una ventina d’anni fa, le ipotesi più avanzate sulla liquidazione della democrazia rappresentativa, dunque della delega elettorale. La storia di ogni altro paese a reggimento parlamentare-partitico fornisce solo conferme peggiorative rispetto a quelle anglosassoni.
Nei 70 anni che è durata, la Terza Repubblica francese, col suo centinaio di governi, si confermò il peggiore dei prodotti del parlamentarismo (elettoralismo più scandali). Tra l’altro la Troisième si macchiò d’aver voluto due Guerre mondiali: la Prima, vittoriosa, la dissanguò di energia vitale oltre che di sangue, la Seconda le inflisse la più grave sconfitta militare della storia intera. L’uomo della strada, quello chiamato a combattere o ad offrire i figli alla patria, avrebbe voluto, se suo fosse stato il potere come ad Atene, due guerre così terribili? Dopo una Quarta Repubblica persino più malata della Terza, la Francia fu salvata da un quasi monarca, benemerito demolitore delle sue istituzioni e prassi demoparlamentari.
Ma è la crisi attuale dell’Occidente a fornire le prove più decisive contro la gestione dei politici. Dal 2008 è costata quasi 8 mila miliardi di dollari solo agli Stati Uniti. Se le grandi nazioni capitalistiche sono tanto indebitate è perchè i loro politici hanno addossato alle generazioni future il prezzo dell’elettoralismo. Se i governanti e i decisori non avessero avuto bisogno di farsi rieleggere, avrebbero valutato i problemi in rapporto a considerazioni elettorali, o invece avrebbero deciso al meglio della loro prudenza?
Far deliberare e governare ai migliori, scelti a caso (random) però per turni brevi e sotto la vigilanza delle varie istanze di democrazia diretta, referendum compreso, significherà anche l’impossibilità che le grandi masse si facciano trascinare dai demagoghi. Le grandi masse non meritano di contare. I molto qualificati, i più dotati, i più efficaci nella loro azione, se privati dal sorteggio e dal turno di volgere a vantaggio proprio o dei partiti e cricche i frutti della loro gestione, risulteranno per definizione i governanti migliori e i più disinteressati. Alla fine del mandato dovranno dare rendiconto non ai greggi elettorali, ma a giudici che potranno espropriarli di tutto e gettarli in carcere. Il giudizio degli elettori, sono secoli che è illusorio: essi possono solo eleggere altri politici, per definizione altrettanto pessimi quanto quelli estromessi.
Non c’è più bisogno di dimostrare che i politici eletti sono i peggiori tra noi. E’ vero, a volte si eleggono scienziati e grandi tecnici: ma nei partiti non contano nulla, ostaggi dei politicastri.
A.M.C.