14 ANNI FA PROPONEMMO MARIO MONTI AL QUIRINALE

Per la serie, “l’avevamo detto noi”, emerge dal nostro archivio un articolo (Contrelzeviro )(dal settimanale ‘La Svolta”, 23 maggio 1997 ) che già parlava dell’attuale presidente del consiglio…

Una più desolante dell’altra le previsioni che si fanno per il dopo-Scalfaro. E’ corso il nome di un inquilino della Farnesina, con credenziali quali “al Fondo Monetario Internazionale ha acquisito un ottimo inglese”. Tralasciamo alcuni speranzosi ancora più implausibili, per arrivare all’ipotesi agghiacciante: “Se D’Alema diverrà capo del governo, Prodi potrebbe passare al Quirinale”. Un vaticinio così atroce non è venuto da gente che vuole male all’Italia -nel qual caso si spiegherebbe- bensì dagli inviati di punta di ”Time’, grande testata di un Paese alleato e amico, come si usa dire. La quale testata ha pubblicato di recente uno speciale sullo Stivale. Fortuna, per detti inviati di punta, che negli States non si appassionano alle nostre cronache. Altrimenti, puta caso Prodi si insediasse davvero nella Reggia della Repubblica con la sua bonomia di cobra dalla bocca senza denti, ve li immaginati gli scongiuri sui marciapiedi di Manhattan al passaggio dei giornalisti menagrami di ‘Time’?

Basta deridere i fan newyorkesi di Romano; e basta scherzare sulle cose serie. Potremmo considerare candidature meno esiziali: e qualcuna risulterebbe un ‘godsend’, un regalo degli Dei. Ecco quella avanzata, non per scherzo, da questa rubrica ‘Contrelzeviro’: Mario Monti. Perché nume della Bocconi, sì certo. Perché agisce con dignità nella plancia dell’Unione Europea, unica patria cui votarsi dopo gli scempi di tante guerre, anche. Monti è l’uomo che il 27 aprile 1997 ha detto al ‘Corriere della Sera’ verità misurate ma severe sulla nostra classe di governo: “La vita politica è andata avanti spesso con un afflato etico verso la solidarietà verbale (…) Nella tradizione italiana ci sono molti punti di forza, non il rispetto delle scadenze e delle cifre”. Quando l’intervistatore ha ricordato una definizione di Prodi (“i parametri di Maastricht sono tabelline che si infischiano della realtà”)  Monti ha risposto grave che “questi valori quantitativi hanno un significato di riforma dei comportamenti”. In che sono sbagliati i nostri comportamenti? Monti: “Scarsa affidabilità complessiva. Oggi in Europa sono molto diffusi i dubbi. Solo otto o dieci anni fa tutti gli elementi del modello dell’economia sociale di mercato, che poi è diventato la costituzione di Maastricht, venivano contestati dalla cultura politica italiana (…) L’Italia non ha una tradizione di grande affidabilità nel rispetto degli impegni. In quanto la moneta unica determina una convivenza enormemente più stretta di prima, l’Europa richiede più di prima affidabilità reciproca. Ogni Paese ha bisogno, più di prima, che tutti gli altri rispettino gli impegni”.

Nella nostra interpretazione, sotto il garbo di Mario Monti c’è l’amara denuncia di una disonestà nazionale cui non può che corrispondere, nella classe politica, una ripugnanza istintiva per le leggi dell’etica. Uno che pensa queste cose non è un tipico politico italiano: dunque  a lui andrebbe affidata la prima magistratura. Non solo. Il popolo farebbe bene a dargli pieni poteri per fare piazza pulita di ‘questi politici’. Forse il professor Monti sarebbe troppo civile, e troppo clemente, per liberare a frustate il Tempio dai mercanti. Ma la sfortuna vera è un’altra: i nostri politici potrebbero sì mettere uno come Monti a capo dello Stato o del governo, ma col proposito fermo di legargli mani e piedi.

Antonio Massimo Calderazzi