Per capirci meglio
Ricordo ancora l’aria tra il tronfio e l’ammiccante con cui il nostro (sempre meno) beneamato premier promise in TV, sul finire della campagna elettorale del 2006, l’abolizione totale dell’ICI sulla prima casa (che Prodi, tanto per non essere troppo da meno, aveva già ridotto della metà). “Avete capito bene”, disse ribadendo la buona novella, “toglieremo l’ICI sulla prima casa”. Sembrava un’imitazione del dottor Dulcamara che nell’opera di Donizetti magnifica davanti alla folla dei villici le virtù del suo elisir d’amore. Anche i villici e i cittadini del nostro tempo, forse, si lasciarono almeno un po’ incantare, visto che il moderno Dulcamara perse sì quelle elezioni, ma solo di un soffio grazie a un mirabolante recupero in extremis di consensi.
Poco più tardi, tornato al potere, Berlusconi si affrettò a mantenere la promessa, e se ricordo bene né la stampa né gli esperti trovarono gran che da ridire. Dopotutto, si sentiva spesso definire l’ICI la tassa più odiata dagli italiani, e chissà se fosse e sia ancora vero. Vero è di sicuro che pagare in generale e le tasse in particolare non è mai un piacere, ma nella fattispecie non si trattava di un’incombenza così insopportabilmente odiosa. Il sottoscritto, per dire, vive in un’abitazione che certo non è di lusso ma neppure una stamberga o, alla toscana, uno scannatoio, per la quale pagava 20 euro all’anno come sua moglie condomina. Al massimo una seccatura, dunque, che nella peggiore delle ipotesi può provocare la dolorosa rinuncia annuale ad una pizza e birra in un locale modesto.
Passò comunque solo un altro po’ di tempo e la munifica concessione venne smascherata in tutto il suo carattere gratuitamente e irresponsabilmente demagogico. Per accontentare, forse, solo qualche grande possidente, era stato inferto un duro colpo alle finanze dei comuni, costretti ad inventare nuovi balzelli, come la tassa sui turisti, chissà quanto graditi ai loro amministrati e quanto funzionali alla solvibilità degli enti locali. Il tutto mentre, con impeccabile coerenza, si sta cercando di organizzare il cosiddetto federalismo fiscale, che proprio nei comuni dovrebbe avere il suo fulcro.
A mettere le cose definitivamente in chiaro provvede ora la Banca d’Italia, che raccomanda l’immediato ripristino dell’ICI sulla prima casa, tanto più necessario nell’attuale stato di emergenza nazionale. L’attesa per come risponderanno la Lega e il suo amico Tremonti, ma soprattutto Berlusconi, che da un lato assicura di voler rimanere al suo posto solo per salvare il paese dalla catastrofe, senza di lui inevitabile, ma dall’altro soffriva orribilmente al pensiero di dover mettere le mani nelle tasche degli italiani, resta ovviamente grande, sempre che a dare la risposta non sia chiamato nel frattempo qualcun altro.
Nemesio Morlacchi