SERVE UN’ALTRA CHIESA, NON UN ALTRO PARTITO

Si ventila un ritorno politico dei cattolici:  che farebbe di importante un loro partito? Abbiamo avuto la Dc per mezzo secolo e, a parte alcuni aspetti di speciale vicinanza alle  posizioni  ecclesiastiche, la Dc ha agito nel bene come nel male come se fosse laica. Oggi, dalle voci di un partito religioso, emerge solo il disegno di negare voti confessionali ai partiti esistenti. Troppo poco, quasi niente. La forma-partito è tale che tutte le formazioni che la condividono non possono non essere nocive. E comunque, se una nuova entità cattolica producesse effetti sui raccolti elettorali dei partiti esistenti, i cronisti e i notisti si emozionerebbero, ma l’eccitazione sarebbe solo loro, in più durerebbe poco.

Perchè un’aspirazione cristiana si delineasse occorrerebbe che cambiasse drammaticamente la Chiesa, nel senso di togliere legittimità ai comportamenti odierni dei cattolici. Essi si conformano quasi in tutto ai valori contemporanei, che sono non-cristiani. Se nella Chiesa avvenisse qualcosa di grande, una rottura copernicana, una parte non piccola dei cattolici si farebbero coinvolgere.

Conosciamo la Chiesa da duemila anni. Sappiamo in particolare ciò che ci dice a valle di un Concilio che ha modificato qualcosa per mantenere immutato tutto il resto. Perché dovremmo attenderci un messaggio innovativo in mancanza di una svolta? La Chiesa è una tra le realtà più importanti in assoluto, per retaggio e per messaggio. Proprio il fatto di possedere questi ultimi da venti secoli esclude che essa possa darsene di nuovi senza trasformarsi drasticamente. Gli aggiustamenti e i ritocchi impercettibili restano inoperanti. Le novità dovrebbero essere radicali, clamorose, capaci di turbare. Novità teologiche anzitutto. Non dovrebbero partire dalle verità rivelate ma dall’umile constatazione che gli uomini non sanno fare a meno del sovrannaturale, del non razionale e non  quotidiano,  delle struggenti emozioni liturgiche che l’ateismo e il materialismo non sanno dare. Pertanto gli uomini non hanno mai rinunziato a darsi una speranza: a concepire, cioè inventare, manifestazioni del Divino.

Potrebbe una Chiesa sorta con Cristo e nel nome di Cristo prescindere da Cristo? Risposta: Cristo è imprescindibile, però Egli non dettò per i millenni la propria identificazione con una particolare esperienza di culto. Allora la Chiesa, massima organizzazione religiosa della storia, non perderebbe bensì accrescerebbe credibilità se evolvesse nella direzione di un sincretismo sincero, proteso a nuove conquiste spirituali.

Meglio fermare qui un annaspamento teologico forse giustificato, forse no. Resta la Chiesa come testimonianza in divenire e più ancora, come dicevamo, la massima costruzione religiosa dell’umanità. Nessuno potrebbe negare il valore anche di una palingenesi puramente umana, cioè storica. La Chiesa che conosciamo è schiacciata dal peso di un passato al tempo stesso glorioso e turpe. Se si contrapponesse a una parte almeno delle turpitudini, non riguadagnerebbe in tutto o in parte il carisma che ha perduto?

Una scelta piena di simbolo e dirompente sarebbe l’abbandonare Roma, con ciò stesso ripudiando il vituperio passato. Se un Papa votato alla rigenerazione mettesse la sua sede in un monastero incontaminato, se proclamasse la povertà evangelica vendendo migliaia di beni comprese le troppe opere d’arte, tagliando centinaia di uffici prelatizi e destinando miliardi ai poveri, per il mondo sarebbe un cataclisma benefico, l’avvento di una nuova era, visto che le ideologie laiche che hanno imperversato negli ultimi tre secoli, liberalcapitalismo compreso, sono morte o agonizzano. L’agnosticismo e l’indifferenza arretrerebbero. I giovani, credenti o no, saprebbero di aver trovato una grande guida e un Pensiero attendibile. Vacillerebbero le certezze negative e le antinomie generate dai secoli, da quando cioè l’eroismo del primo cristianesimo si spense e la Chiesa imboccò la strada che la portò ad essere Impero ricchissimo e piramide d’indegnità.

Le cronache fosche dell’alto Medioevo attestano a Roma infamie che anticiparono di mezzo millennio quelle del Rinascimento miscredente. Dieci secoli fa il Papato  era stato espropriato dal patriziato locale. Fu la fase degenerata di Teofilatto, di Marozia sua figlia indegna e di fatto proprietaria della Santa Sede, del vizioso nipote Ottavio, fatto signore della città ‘santa’ (Giovanni XII) quand’era poco più che adolescente; poi dei Crescenzi e dei conti di Tuscolo, parentadi che espressero una successione di pontefici spregevoli in un’epoca in cui tutti credevano nelle fiamme eterne dell’Inferno. Quando la Chiesa si liberò, precipitò nel trionfalismo temporale dei grandi sovrani mitrati, da Ildebrando da Soana  a Bonifacio VIII. Quando poi vennero i tempi vergognosi dei papi per così dire ‘umanisti’ si fecero irresistibili le eresie prima, infine la santa ribellione luterana.  Però il nepotismo durò a lungo. L’elevazione a principe di un fratello di Pio XII, successore del Cristo degli umili, fu cosa, diciamo così, dei nostri giorni.

Anche queste cose essendo il passato della Chiesa, la continuità col passato è la sua maledizione.  Ne consegue imperiosa la necessità che un Pontefice rifondatore rifiuti la continuità, anzi vi si  contrapponga. Fin quando questo non avverrà la Chiesa continuerà a deperire e non sarà un partito cattolico in più a rilanciare i valori cristiani; in qualche misura li indebolirà ulteriormente.

Ad ogni modo, ove nasca un partito cattolico, almeno non sia troppo laico. I cattolici, con una Dc finita in Mani pulite, hanno già dato alla laicità più del giusto. Un po’ di fondamentalismo sarebbe il minimo.

Trappista