ORA SCRIVONO CHE LA NOSTRA POLITICA BALLA SUL TITANIC

Mai sirene d’allarme avevano ululato tanto. Mai campane avevano suonato a martello come nelle ultime settimane. I grandi media del Regime nato dalla Resistenza e ingrassato dal Boom si sono accorti che le cose vanno veramente male. Non solo quelle dell’economia. Tutte le cose, cominciando dall’anima fatta lercia dalla corruzione dei politici. I giornalisti Grandi Firme, che avevano dato del tu a generazioni di inquilini del Colle per aver cantato i fasti repubblicani, hanno scoperto che la nostra celebrata democrazia è un assetto cleptocratico, e che in cleptocrazia si ruba. In più, incombe il Default.

Quando le Grandi Firme del Regime hanno aperto gli occhi si erano appena spente le celebrazioni del Sesquicentenario dell’Unità, compunte e un po’ pompate (benché immalinconite dal quasi nullo sventolio di tricolori, nonché dalla certezza che nessun cittadino raziocinante si è curato di dare un’occhiata alla Carta costituzionale, dalle Grandi Firme lodata come una delle più mirabili del globo per sapienza e vicinanza al comune sentire). Dunque non stiamo parlando delle vili imboscate delle agenzie di rating, ma della decomposizione causa furti del sistema politico fondato da De Gasperi e Togliatti: con tutta l’eccellenza della Costituzione che lo ha gestito.

Il florilegio delle geremiadi è impressionante. Ecco qui elencate a caso alcune delle più diffuse in questi giorni sui media che avevano raccontato il crescere della Repubblica, da vezzosa bambina a
escort e donna del Mob.

Siamo ormai alla tragedia. Unanime l’esecrazione per la classe politica. E’ in gioco la sopravvivenza nazionale (G.Napolitano). Questa politica è una fogna morale. L’indignazione è morale, purtroppo non si organizza. I nostri politici sono i più pagati e i più indagati al mondo. Mezzo milione, un milione vivono sulla politica, a carico degli italiani. Forti analogie col crollo della Prima Repubblica. La classe dirigente non riformerà nulla perché prigioniera di una rete di rendite, privilegi, interessi. Voltare le spalle a tutti i partiti. Non si intravede via d’uscita. Non era mai accaduto che tutte le forze sociali invocassero un nuovo corso. La corruzione è strabiliante, peggiore che al tempo di Mani Pulite. Contestualmente ai duri tagli della manovra Tremonti i parlamentari hanno esentato dai tagli i loro vitalizi. I pagamenti ai partiti, vietati dal popolo con un referendum, si ingrossano. Se la classe politica non si ravvederà il crollo sarà clamoroso. Tremonti avrebbe dovuto sapere che il nostro Titanic sbatteva contro un iceberg. La gente è pronta a impugnare i forconi. I più sfrontati tra i furfanti asseriscono d’essere in politica per spirito di servizio. Ogni mese il deputato riceve 3690 euro per il portaborse, che di solito è moglie figlio compagna oppure è un precario a euro ottocento, il resto nelle tasche del deputato. La giusta sede delle nostre istituzioni è un penitenziario, il braccio A per la maggioranza, il B per l’opposizione (Vincino). Sono giorni neri nella storia della Repubblica. Il berlusconismo è al tracollo, il PD è parte integrante di una Casta impunita. No, non possiamo chiedere ancora ai cittadini di fidarsi della classe dirigente. Per mantenere i politici ciascun italiano spende euro 27,40 all’anno, ciascun americano 5,10. C’è rischio che la polveriera salti in aria (Rizzo e Stella). A chi elargisce ai partiti il fisco dà sconti 51 volte più alti che per le donazioni alla ricerca sulle malattie gravi dei bambini. I più stretti collaboratori di Obama sono pagati 118 mila $ o Euro, 15 mila meno di quanto prendeva 40 anni fa uno dei 15 (o 19) barbieri del Senato. La deriva antipolitica è giustificata da comportamenti che mettono in pericolo l’idea stessa della rappresentanza, della democrazia. Sola divinità è il denaro (P.L.Battista). I moderati si sentiranno pronti all’insurrezione. Nemici sono sia il governo, sia l’opposizione. O si va avanti, o si va a fondo (G.Tremonti). Nella Repubblica erano Lord rispetto a Quelli di oggi (A.Di Pietro). Siamo già nella Nuova Tangentopoli. 7.000 società partecipate dagli enti locali hanno assunto 25 mila consiglieri. Se si continua così è la rivoluzione. Certe cose si respirano nell’aria: il nostro futuro è il declino. Il comune sentire è fatto di scoramento e sfiducia (E.Galli della Loggia). La crisi morale è superiore ai tempi di Enrico Berlinguer (W:Veltroni).

Idee su che fare, nessuna. Le Grandi firme, abituate a pensare allo stesso modo che piaceva al Colle & altri Palazzi, comunque a credere immutabile e dunque accettabile l’ordine delle cose, non arrivano a concepire che detto ordine -demoplutocrazia, materialismo, edonismo, partitocrazia, impostura democratica, corruzione- possa essere sovvertito. Le Firme in orbace bella ciao considerano esaurito il loro compito, e combattuta la giusta battaglia, stendendo filippiche che impressionino per una mattina gli Inquilini dei Palazzi, magari li inducano a ravvedersi.

Ma gli Inquilini hanno dimostrato, questa estate, che se i politici di carriera sono gentaglia, i loro leader sono persino peggiori. Non riformeranno niente, non si emenderanno mai. Attendere da loro la bonifica della palude mefitico-malarica è come delegare alla Mafia la distruzione della Mafia. La democrazia fondata sulle elezioni e sui partiti non potrà che perpetuare l’esistente. Le eventuali correzioni fatte dai politici riprodurranno i vecchi mali. Le differenze migliorative saranno irrisorie; le altre saranno peggiorative.

Allora la salvezza sta nel sorgere di un grande uomo, o manipolo di uomini, ancora più ispirato di Mosé, che ci guidi verso orizzonti opposti a quelli che abitiamo; e in una crisi collettiva di coscienza, indotta o no da un duro trauma sociale, la quale ribalti le certezze e ci affranchi dalle dipendenze: dal denaro innanzitutto.

La rigenerazione della politica verrà da un sommovimento spirituale, non da alcun congegno democratico. Le eventuali formule dei politici -nessuno, proprio nessuno escluso- le rifiuteremo, anche se travestite da riforme. Meno che mai accetteremo le proposte travestite da riforme che vengano dagli eredi degli storici fallimenti: marxismo, liberalismo, democrazia sconciata dal fimo elettorale, dal suffragio universale, dal laicismo-radicalismo dissacratore, dal cinismo che favorisce tutte le devianze e le trasgressioni.

Allora la salvezza non è vicina. Verrà da una palingenesi ardua. Dal concorrere di due fatti epocali, rari nella storia: il sorgere di un grande uomo, o manipolo di uomini, più ispirato di Mosè, il quale ci guidi verso orizzonti lontani da quelli che abitiamo; e una crisi collettiva di coscienza che rovesci le nostre certezze, ci affranchi dalle nostre dipendenze. Dal denaro e dai consumi, innanzitutto.

La rigenerazione della politica verrà solo da un sommovimento spirituale. Dopo la disfatta miseranda della triade Marx Lenin Mao non è più comparso un grande rivoluzionario. Eppure dovrà sorgere, immensamente più puro di cuore. Guai se sarà solo uno statista: corromperà (cominciando dal corrompere se stesso), opprimerà, muoverà guerre ‘giuste’.

I modelli del Ricostruttore saranno piuttosto i lottatori dell’ideale e gli operatori del bene: il Tolstoji socialista cristiano, l’Albert Schweitzer che ha pietà dei lebbrosi, il Giovanni Bosco che porta a dignità i figli dei poveri ed accoglie i più sventurati di tutti, gli errori della natura, i mostri. Più lontano dalla santità, il Ramiro de Maeztu che predica il ritorno al solidarismo delle confraternite o gilde medievali (Guild Socialism).

Quando sapremo rivoltarci contro gli eccessi del mercato, con ciò stesso vorremo il ritorno agli ideali della condivisione e della carità. Per averlo questo ritorno, pessimo errore guardare alle sinistre che conosciamo: sono quasi due secoli che le sinistre falliscono, oppure tradiscono. Dovremo invece sostenere qualche raro eretico della destra il quale, come Maeztu, disprezzi le tradizionali scelte di campo della sua parte. Un secolo fa Ramiro de Maeztu prese la guida in Gran Bretagna del Guild Socialism, un movimento di ispirazione antica contro le degenerazioni e i misfatti dell’ordine plutocratico. Un uomo venuto dalla cultura di destra aveva maledetto il cieco egoismo di tutte le destre.

In Gran Bretagna prevalse invece il laburismo, moderna espressione social-burocratica destinata all’ignominia di Harold Wilson e Tony Blair. Maeztu fu sconfitto: morì fucilato dai repubblicani spagnoli, benemeriti maestri degli assassini di un fascista rispettabile di nome Giovanni Gentile. Ma la storia fa molte prove e giravolte prima di vincere.

l’Ussita