NON C’É LEGGE ELETTORALE CHE TENGA

La maggioranza di governo emette sinistri scricchiolii e, complice l’ennesimo referendum, torna sul tavolo la discussione sulla legge elettorale. Proporzionale, maggioritario, due turni, collegi piccoli, sistema tedesco, ungherese o spagnolo, ognuno ha la propria ricetta. Ma che la si cucini in padella, al forno, in casseruola o cruda, la merda ha sempre lo stesso sapore.

Tutta la corrente vulgata che invoca il ritorno delle preferenze forse dimentica che con un tale sistema si incitano i partiti a scegliere cacicchi locali, portatori di pacchetti di voti o personaggi noti non certo per meriti politici. Se l’occasione fa l’uomo ladro, e se per essere eletti serve un pacchetto di voti, il sillogismo si conclude da sè.

Ma qual è l’alternativa? Le liste bloccate? Di male in peggio. In questo modo non sarebbero i pacchetti di preferenze a determinare chi viene eletto e chi no, ma le segreterie dei partiti. E quali criteri seguiranno mai i capicorrente delle varie aree? La competenza o la lealtà? L’onestà o la posizione di potere?

Sarebbe opportuno tornare al maggioritario, invoca qualcunaltro. In questo modo i partiti sarebbero costretti a scegliere il candidato con più possibilità di vincere in base al voto dell’intero collegio, non di qualche migliaia di preferenze incanalate su qualche amico di amici. Già, peccato che anche con questo sistema non si privilegi la competenza e l’onestà, ma la popolarità e la connivenza coi centri di potere. Senza contare che le segreterie di partito manterrebbero un potere semi-divino sulla scelta del candidato.

E se si facessero le primarie per determinare chi correrà per il seggio? Questo sistema avrebbe il pregio di escludere dalla decisione le persone meno interessate e eluderebbe, almeno in parte, lo strapotere dei partiti. Peccato che si riproponga il problema delle infiltrazioni e dei pacchetti di voti (vedi Cozzolino a Napoli).

Insomma, che si lasci decidere al qualunquismo della maggioranza, che si deleghi alle segreterie di partito o che si incentivino le cricche di potere, non c’è un sistema esente da vizi e rischi. Meglio sarebbe che le persone chiamate a governare venissero estratte a sorte da una platea di esperti selezionati, o al massimo venissero votate da un numero ristretto di elettori selezionati in base a competenza e onestà.

Solone X