BELLICISMO U.S.A. FA BUON SANGUE

Con tutta la serietà d’approccio imposta dall’argomento guerra, come non trovare comico lo sdegno degli americani bellicosi di fronte ai tentativi di mitigare il parossismo della loro spesa militare, la più mastodontica e bassa di rendimento della storia? Ha cominciato il segretario uscente della Difesa, Robert Gates, con una confessione elegiaca,  struggente di nostalgia: “Tutta la mia vita adulta l’ho vissuta quando gli Stati Uniti erano la superpotenza che non badava a spese per restare superpotenza. Non aveva bisogno di contare i soldi, l’economia era così forte. Una delle ragioni per cui mi ritiro da capo del Pentagono è che non ammetto di appartenere a una nazione, a un governo che è costretto a ridurre l’impegno verso il resto del mondo”.

Il mondo non tenti di rassicurare Robert Gates bisbigliandogli che non metterà alla gogna gli USA, né li trascinerà in tribunale, se ridurranno alquanto il bilancio del Pentagono. Gates è inconsolabile: “Nel Congresso non c’è consenso sul nostro ruolo planetario.  L’America sta mollando la presa”.

Alcune settimane fa il grado massimo delle forze armate, Mullen, ammiraglio salvo errore. aveva ammonito che l’America, con tutta la sua onnipotenza militare, rischia la rovina se la Cina esigesse da essa la restituzione sull’unghia dei prestiti. Che visione da pezzenti, ha replicato con un articolo Lawrence F. Kaplan, falco tra i falchi per i quali non bisogna parlare di soldi: “Tutto si può discutere circa il da farsi in Afghanistan; non se ci sono i fondi. Il problema non è la minaccia alla prosperità, ma la minaccia alla sicurezza. Non è la guerra che sta facendo affondare il bilancio di Washington. E’ veramente strana la domanda ‘quanto arriveremo a spendere?’,  domanda che dopo il Vietnam sembrava bandita dal nostro lessico strategico-militare”.

Kaplan trova assurdo che si pensi di risolvere la crisi debitoria nazionale tagliando dal bilancio del Pentagono i 107 miliardi previsti per l’Afghanistan l’anno prossimo. Assurdo perchè l’Afghanistan, al limite, potrebbe provocare la bancarotta strategica, non quella finanziaria.  Che sono 1O7 miliardi di dollari  rispetto a una spesa federale totale di 3.7 trilioni? “.

Già, che sono? Kaplan non ha peli sulla lingua: “Mentre si spendono 100 o 107 miliardi  per  gli uomini  e le donne che combattono nell’Afghanistan, si destina il ventuplo a favore dei citizen-spectators , gli americani che stanno a guardare”. Che  schifo, trecento e più milioni di panepersi che competono con i soldati e le soldatesse: e per cosa competono? Kaplan fa l’elenco delle destinazioni indebite: “Medicare, Social Security, Medicaid and other varieties of  domestic spending”.  S’era mai vista un’aberrazione simile, anteporre il domestic spending? Per Kaplan, gli americani non meritano la parentela con Marte, dio della guerra.

Peccato che la maggior parte del pianeta pensi l’opposto di L.F.Kaplan in materia di destinazione della ricchezza. Ha scritto il quotidiano talebano ‘Corriere della Sera’: “Nell’America degli ultimi si vive meno a lungo di ieri. Prima della classe in armamenti, progressi scientifici e libertà individuali;  ultima, tra le democrazie occidentali, nel campo della salute. In una vasta area degli Stati Uniti l’aspettativa di vita è diminuita: soprattutto tra le donne, che fumano di più e tendono all’obesità. 46 milioni di americani non hanno assicurazione medica”.

Niente storie, taglia corto Kaplan: “Si vuole fare la guerra risparmiando, ma questo va a detrimento dell’efficacia strategica. Tutti vogliono il dividendo della pace. Ma non siamo in pace. Chi vuole tagliare il costo della guerra rischia di disfare tutto ciò che le operazioni belliche hanno conseguito”.

E voi cretini pensavate che gli Achilli e gli Aiaci yankee avessero conseguito quasi niente, per quello che hanno distrutto e ucciso, magari a titolo di collateral damage ! Che la macchina bellica statunitense si sia confermata una delle meno efficienti della storia, per quello che esige! Che mai il Pentagono saprebbe conquistare l’Etiopia, anzi l’Albania, come bene o male riuscì a Quello lì da Predappio!

Porfirio