UNA COSTITUZIONE DI FANFALUCHE

Quante volte, a leggere i Comandamenti (o le vacuità) della Costituzione; peggio, ad essere afflitto dai ditirambi in lode di Essa, ho invidiato i francesi della Terza Repubblica: se ne avevano voglia si prendevano il gusto d’essere legittimisti, cioè nemici della République, cioè monarchici. Ma ogni volta mi sono zittito. La monarchia non può che essere una bizzarria. Invece la repubblica è una cruda necessità, come i sanitari del bagno. Un alloggio senza sanitari, si concepisce?

Però la repubblica non si prenda troppo sul serio. Non portò bene à la République il culto di Marianna (un busto Belle Epoque in ogni municipio; sappiamo come finì nel ’40). E la nostra Costituzione si dia meno arie. Se vorrà adottare un feticcio tipo Marianna, propongo uno scaldabagno. Senza dubbio altrettanto noiosi/inoperanti sono gli statuti delle altre nazioni, per non parlare dell’ONU, dell’Unione Europea, mettete voi altri consessi. Però la nostra Magna Carta è singolarmente velleitaria oltre che faziosa. Infatti la esalta solo la fazione De Benedetti, altrettanto idealista e virtuosa quanto quella di Arcore.

Che vogliono dire, di utile, principi ‘fondamentali’ quali (art.1) “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” quando è sostenibile che essa sia pluto-cleptocratica. E quando molto più decisivi del lavoro sono i capitali, la nascita, le conoscenze, le appartenenze, le protezioni, le collusioni, nonché il puro e semplice caso? Che vuol dire “la sovranità appartiene al popolo” quando il popolo può solo scegliere, ogni tanto, a favore di quale delegato-padrone spogliarsi della sovranità?

Che vuol dire, art.2, “La Repubblica richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale? Né a me né a voi essa Repubblica ha richiesto alcunché. Né avremmo adempiuto, non foss’altro che per non conoscere i ‘doveri inderogabili’.

Un art.3 assegna alla Repubblica “il compito di rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini”. In effetti mi sento uguale al cittadino De Benedetti, al cittadino Berlusconi, ad ogni altro cittadino tycoon. Però, per scrupolo, domandiamolo ai precari, ai disoccupati, agli handicappati: quando hanno visto rimossi gli ostacoli “che impediscono il loro pieno sviluppo”?

L’art. 4, poi, rasenta anzi strofina il comico quando ingiunge “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. In realtà è molto più facile trovare l’ago nel pagliaio che un disoccupato, tanto è divenuto effettivo il diritto art.4. Guai ad aver bisogno di un lavoratore. Non lo trovi. Gli USA hanno jobless il 9%, i giovani spagnoli il 45% ma in Italia, ‘in Italia (canta Leporello) mille e tre’ di numero. La percentuale risulta bassissima grazie al dettato costituzionale.

Forse ancora più lunatico, il comma III dell’art.10 impone allo Stivale di dare asilo allo straniero “al quale sia stato impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”. Attenzione: asilo non allo straniero che faccia la fame, ma a quello delle contrade del globo dove la Costituzione del 1948 non sia arrivata. Ho capito bene, i Padri e i Nonni Costituenti ci hanno fatto carico di accogliere quasi tutti i popoli del pianeta?

Visto che l’art.11 statuisce “l’Italia ripudia la guerra”, è chiaro che, se abbiamo contingenti armati in una dozzina di conflitti (compresa una Libia in cui spariamo sì missili, però poco pericolosi, quasi grossi spumoni), è stato per una serie di sviste della Consulta. Le è sfuggito, può capitare a tutti, che spariamo e a volte ci rimettiamo eroici alpini. Presto Napolitano -comandante in capo delle Forze Armate in forza dell’art. 83- richiamerà i contingenti. Che vi viene in mente, che si disattenderà il Principio Fondamentale n.11?

Mi danno fiducia altre promesse di detti Padri e Nonni. Art.34: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze”. Questo è vero: il campus del MIT e quello di Shanghai formicolano di nostri capaci e meritevoli tenuti lì da ‘assegni alle famiglie’. Mai sentito parlare di assegni alle famiglie? Affare vostro. Laddove, art.36, “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione (…) in ogni caso sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa’.

Art.46: “Diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende”. Balbettante, balbuziente com’è questo accenno alla nostra Mitbestimmung, in un sessantennio abbondante non ha avuto la benché minima applicazione.

Art.50. C’è poco da ridere, voi qualunquisti: “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere”. Si sa che le Camere sono attentissime ad esaudire i cittadini: basterebbe che lo chiedessero apposite petizioni, e le Camere si abolirebbero stipendi, diarie, pensioni e saune agevolate, in più restituirebbero i miliardi percepiti dalla notte dei tempi e si scioglierebbero.

Art.52: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Suona come un dovere di quando si usciva dalle trincee al grido ‘Savoia’? Beh sì, gli audaci novatori costituenti hanno ribadito chiodi vecchissimi sulla croce del patriottismo, chiodi cui dobbiamo le guerre del glorioso sesquisecolo tricolore. E invece morire e uccidere per la Patria non è affatto sacro dovere. Lo attesta, per dirne una, l’avvenuto passaggio all’esercito di mestiere.

Il 2 giugno del 150° un mezzobusto della Radio, Terzo programma of course, ha sillabato con voce rotta dalla commozione, forse con guance rigate di lacrime, i Principi fondamentali della Costituzione. Chissà perché era così emozionato. Mettiamo pure che essi Principi vadano equiparati alle Tavole della Legge mosaica. Chi si sente di affermare che abbiano mai mosso i cuori e le menti, né al livello degli oligarchi, né a quello delle turbe sovrane (art.1, secondo comma)?

La Repubblica, ribadiamo, è altrettanto indispensabile quanto i sanitari. Ciò non toglie che un libretto d’istruzioni sui sanitari non andrebbe letto nel pathos. Così è per la Costituzione, si dia meno arie I suoi precetti sono perentori, ci ammutoliscono nella riverenza. Però ancora di più contano le cose fatte nel concreto dal 1948, in perfetta noncuranza per le Tavole mosaiche.

Cose poco onorevoli, se abbiamo la peggiore realtà politica d’ Occidente.

l’Ussita