A Internauta alcuni di noi sosteniamo da sempre che per scacciare l’oligarchia dei peggiori, cioè dei politici professionisti, esiste una sola via: le elezioni andranno sostituite dal sorteggio, da operare all’interno di un grosso campione qualificato che riproduca la democrazia diretta di Atene. Riportiamo in proposito una parte dell’articolo di Filippo La Porta (il Riformista, 10 giugno 2011).
Per Aristotele il sorteggio è l’anima della democrazia (un’idea poi ripresa da molti: Guicciardini, Rousseau, etc). Confesso un debole verso tutto ciò che conserva almeno qualcosa dell’imperscrutabile casualità che presiede alle leggi governanti l’universo. Così ho molta simpatia, in politica, per la democrazia del sorteggio messa a punto da Luigi Bobbio su ispirazione prevalentemente americana (le giurie popolari) e in Italia sperimentata localmente, a Torino, a Bologna: elezione di cittadini presi a caso (tutti hanno eguali probabilità di ricoprire cariche pubbliche) all’interno di un ragionevole campione, i quali dopo confronti con esperti e sulla base di un’informazione bilanciata, prendono decisioni su determinati argomenti.
Con il risultato di motivare anche quelli considerati meno “attivi”, che neanche parteciperebbero a un’assemblea. Ma pure il primo romanzo del grande Philip K.Dick- Disco di fiamma (Solar lottery) del 1955- tratta un tema analogo. Con il sistema minimax (dalla teoria dei giochi) il governo mondiale dell’umanità viene scelto attraverso una sofisticata lotteria: ogni persona che gode dei diritti civili ha le stesse possibilità di essere eletto ad ogni elezione, o estrazione (…)
Il Caso alla fine sembra essere, paradossalmente, meno iniquo di qualsiasi altra modalità o tecnica deliberativa, oltre al fatto che mantiene un elemento-sorpresa.
Filippo La Porta
Spero solo che sia una provocazione, la vostra. E’ vero che peggio di così non si può andare ma ripescare vecchie teorie, per quanto concepite da menti eccelse come qualla di Aristotele, denota che siamo veramente arrivati alla frutta, anche dal punto di vista concettuale, purtroppo..
Lo credi davvero, Francesca? Se la CocaCola non fosse tornata alla sua ricetta originale sarebbe fallita…