Forse tra un ventennio l’energia si ridurrà a poca cosa per noi che saggiamente avremo dimenticato le centrali nucleari. Ma restare uno dei paesi più ricchi ed edonisti al mondo non merita d’essere la prima delle priorità. Al contrario, vivremo meglio quando ci impoveriremo.
Forse il nucleare è indispensabile -leucemie e tumori permettendo- per difendere lo stile di vita e il benessere. Tuttavia né l’uno né l’altro sono da difendere. Dello stile di vita, vituperevole e dozzinale com’è, infestato di SUV e di consumi superflui all’estremo, dovremmo liberarci comunque. Del benessere è essenziale che resti soltanto la sanità gratuita per i poveri e semigratuita per i ceti medi inferiori. Il resto è quasi tutto ridimensionabile.
Senza il nucleare e con un Pil immiserito torneremo al passato, ossia a come vissero quasi tutte le generazioni. Chiuderanno molte fabbriche, boutiques, palestre, centri fitness e shopping centers. Morirà l’alta gamma, che oggi crediamo imperitura. Ottimo: l’essenziale è che a nessuna famiglia manchi l’indispensabile: un tetto, il paniere alimentare, la scuola per i figli e poco più: per assicurare questo a parecchi milioni di famiglie occorrerà ridistribuire la ricchezza come né il comunismo né la socialdemocrazia né il sinistrismo antagonista hanno saputo fare. Il primo si è fatto odiare e infine uccidere, la seconda è stata donna di servizio del capitale, il terzo si è consacrato alla storia come una comica a volte divertente, più spesso noiosa. Non sappiamo come si chiamerà l’ideologia che organizzerà il convivere quando gli idrocarburi -e l’uranio- finiranno e quando le energie alternative garantiranno la sola parsimonia spinta. Forse il sistema assomiglierà al comunitarismo del convento in assetto laico. Pazienza per chi avrà esigenze più alte.
Sicura sarà la fuga dei capitali. Non bisognerà vietarla, bensì autorizzarla se accompagnata dalla fuga, o espulsione, dei loro detentori. In molti casi sarà difficile, ma non impossibile, identificare questi ultimi. Spetterà agli esperti affinare le tecniche per neutralizzare prestanomi e altre astuzie. Certo non resterà sacro il diritto di proprietà. Chi esporterà i capitali andrà in esilio, lasciando alla patria gli immobili, i simboli di status e tutto ciò che non sia esportabile via Internet. La condanna all’esilio col coccio chiamato òstrakon era nella Grecia antica un istituto perfettamente legale; Aristotele lo attribuì a Clistene, l’Alcmeonide che governò Atene un po’ prima e forse meglio di Pericle, suo nipote. Anche Firenze ai tempi della grandezza comunale esiliava ed espropriava legalmente i cittadini.
Gli altri ricchi, quelli che obbediranno alla legge, non andranno perseguitati. Aggrediti dalle tasse, inevitabilmente sì. Nessuna famiglia di disoccupato dovrà fare la fame: come non attingere agli alti redditi? Di conseguenza nascerà un sofisticato dopolavorismo per élites impoverite.
Man mano che le risorse energetiche si ridurranno, bisognerà fermare l’incremento demografico. Corrispettivamente si chiuderanno le frontiere agli immigrati economici. L’asilo politico sarà sempre meno accordato. Il sud del mondo sarà aiutato a valorizzare le proprie risorse naturali, cominciando dal sole e dal territorio. Parte dei deserti saranno irrigati dall’acqua che l’elettricità solare ed eolica porterà alla superficie, trasporterà da lontano e/o desalinerà.
I nostri concittadini dovranno, quando mancheranno di meglio, fare i badanti e i braccianti: perderà i sussidi chi rifiuterà le mansioni oggi riservate agli extracomunitari ultimi. Molti dei nostri nonni e bisnonni vissero facendo queste cose. Noi ci siamo montati la testa.
Per non accettare tutto ci potremo costruire centrali nucleari: ma forse non saremo all’altezza dei costi proibitivi di una sicurezza moltiplicata n volte. Non è nemmeno detto che i paesi nostri vicini si intestardiranno per sempre sull’atomo. Tutto fa pensare che i più avanzati scopriranno prima di noi la bellezza di tornare poveri. Petrolio, metano e uranio non si esauriranno anche per loro?
JJJ