SIAMO I PIU’ RICCHI, MA ALLORA…

Per capirci meglio

Non so se qualche economista abbia commentato ed eventualmente confutato la notizia apparsa sul “Corriere della sera” il 12 febbraio scorso sotto il sensazionale titolo “Il Nord? Più ricco della Svezia”. Si tratterebbe del Norditalia, o meglio dell’Italia senza il Meridione il cui PIL pro capite in parità di potere d’acquisto (PIL-PPA) sarebbe di pochissimo inferiore a quello del maggiore paese scandinavo e addirittura superiore ad esso, non si capisce bene in virtù di quale magìa statistica, per il Nord-Ovest e il Nord-Est presi singolarmente. Ancor più indietro rispetto all’insospettato Bengodi si troverebbero naturalmente Gran Bretagna, Germania e Francia, il cui distacco aumenterebbe ulteriormente conteggiando il PIL pro capite tout court.

E’ il caso di brindare a questo ennesimo miracolo nazionale benché stavolta solo regionale? Non proprio, perché, appunto, viene confermato il divario tra Nord e Sud, anche se nonostante l’handicap di quest’ultimo il PIL-PPA dell’Italia nel suo complesso (25. 800 euro) risulterebbe non troppo lontano da quello della Francia (27 mila euro). C’è comunque di che sobbalzare e sgranare gli occhi, i nostri occhi abituati a vedere realtà diverse da ciò che dicono le suddette cifre così come le orecchie sentono da sempre ben altra musica.

Come credere, oltre a tutto, che ci avvantaggi in modo particolare il PIL-PPA quando si sa (lo si ripete continuamente) che le nostre retribuzioni sono tra le più basse in Europa ovvero la metà di quelle tedesche mentre in Germania le abitazioni costano parecchio di meno e in Francia si mangia più a buon mercato? E come si spiegherebbe, se le suddette cifre dicessero la pura verità, che gli italiani sia pure in generale risultano tra i meno soddisfatti del proprio paese? Secondo un sondaggio pubblicato sempre dal “Corriere” in dicembre, infatti, lo sarebbe solo il 16% della popolazione, oltre la metà meno dei tedeschi e nettamente meno di francesi e spagnoli.

Eppure, sembrerebbe garantita l’attendibilità di cifre Eurostat (l’Ufficio statistico della Commissione europea) analizzate da Marco Fortis della Fondazione Edison e assunte come base del piano di crescita che il ministro Tremonti presenterà alla UE in aprile. Cifre che, semmai, potrebbero essere persino inferiori al vero se si tiene conto della larga parte nera o comunque sommersa dell’economia nazionale, della conseguente, massiccia evasione fiscale e della scarsissima attendibilità, questa sì, delle dichiarazioni dei redditi di numerose categorie di contribuenti prese per buone dal fisco e dalle statistiche ufficiali.

Tanto più allora, la conclusione potrebbe essere una sola, tenendo altresì conto che la ricca Lombardia, ad esempio, presenta svariati aspetti (trasporti pubblici, nettezza urbana, condizioni delle strade e delle scuole, stato di certe periferie, ecc.) più facilmente rintracciabili nel terzo mondo che in Svezia, Svizzera o Ile de France. La ricchezza, assoluta o relativa, cioè, sarà anche grande, ma viene malissimo utilizzata quanto meno a livello pubblico (senza dimenticare peraltro le responsabilità anche private) per colpa di una classe dirigente e di apparati amministrativi inetti e/o corrotti. Si rimedierà col “federalismo”? Tocchiamo ferro.

Nemesio Morlacchi