NON 50 MILIONI I MORTI SE A DOWNING ST CI FOSSE STATO KEYNES

Ha scritto il recensore, Massimo Giannini, di Sono un liberale?, raccolta Adelphi di saggi di John Maynard Keynes (opportunamente presentato come ‘cervello straordinario’ e come il progettista della vera Terza Via tra socialismo e capitalismo) che un presupposto fondante del pensiero di Keynes era .

E’ passato mezzo secolo da quando un’affrettata valutazione di John F.Kennedy, appena eletto ma non ancora insediato alla Casa Bianca, decise il fatidico intervento in Indocina, negazione frontale del pacifismo di Keynes. Il presidente Eisenhower, il generale più vittorioso del mondo, aveva sconsigliato: ma l’irresistibile ex-sottotenente di vascello aveva bisogno di un’impresa bellica per consacrarsi continuatore del bellicismo democratico Wilson-Roosevelt-Truman; ed ebbe il suo glorioso Vietnam. Nei cinquant’anni che sono trascorsi ci siamo riavvezzi a considerare la guerra un fatto ordinario, quasi un male minore. Nazioni oggi pacifiche come la Germania e l’Olanda, paesi poco marziali come lo Stivale (più brillante nelle sfilate di moda, nelle coppe Uefa e nei festival del provolone che nelle dure prove delle armi), hanno mandato combattenti in Afghanistan, e vergogna ad obiettare.

Ho sotto gli occhi le cifre, accettate non da tutti ma da molti, dei morti nella Seconda guerra mondiale: “Persero la vita circa 50 milioni di persone, di cui 30 milioni nella sola Europa (Massimo Salvadori, Storia dell’età contemporanea, Torino, Loescher, 1976). L’Urss soffrì le perdite più gravi, 20 milioni, di cui 13,6 milioni soldati); la Polonia perse il 22% della popolazione (oltre 6 milioni di abitanti); la Germania 5 milioni, gli USA 290 mila, tutti militari”. 50 milioni di morti: come se in qualche momento della storia antica un continente come il nostro fosse rimasto vuoto. Prima di fare pensieri irresponsabili, ma anche comici, tipo “se lasciamo il fronte afghano, perdiamo il prestigio di grande paese” ricordiamo: il Keynes che predicò il rifiuto quasi assoluto della guerra, ‘anche a costo di far passare la Gran Bretagna per un paese debole’, aveva con altri rappresentato alla conferenza di Versailles quella che allora figurava ancora la quintessenza della potenza imperiale.

Primo responsabile del conflitto da 50 milioni di morti fu Hitler. Ma Hitler, la sua guerra, non l’aveva voluta mondiale, sapeva di non poterla vincere. L’aveva voluta limitata a un’Europa centro-orientale da annettere al Reich millenario. Fece varie proposte di pace a Parigi e a Londra. Fossero state accettate, Roosevelt non sarebbe riuscito a gettare nella lotta gli USA. Furono altri, non Hitler, a fare planetario il conflitto, con giustificazioni ideologiche valevoli solo per i macellai di popoli, solo per quanti consideravano scandaloso il rifiuto ‘quasi assoluto’ di Keynes. I condottieri di questo bellicismo furono Churchill, Roosevelt, i guerrafondai nipponici e Stalin per avere riarmato al punto di spingere il Fuehrer ad attaccare per primo. Dietro di loro vennero, molto scervellati, Daladier e quegli altri governanti parigini i quali, a quattro lustri da una mattanza da un milione e mezzo di caduti solo francesi, dichiararono guerra alla Germania ai sensi di un pezzo di carta tra diplomatici che garantiva a Varsavia un soccorso militare (che non ci fu), perché non fossero scalfiti il prestigio Belle Epoque del Quai d’Orsay e quello, appannato da Sedan, dell’ ‘esercito di terra più potente al mondo’.

Visto come andò a finire, ancora più scriteriato e velleitario fu l’intervento della Gran Bretagna. Oggi la Francia mantiene un ruolo da co-leader d’Europa. Invece il Regno Unito ha perso il massimo impero della storia e solo per modo di dire si è rialzato dalla prostrazione del 1945, anno sì delle celebrazioni di vittoria ma anche della quasi bancarotta e, per Churchill, della sconfessione elettorale.

Non aveva ragione Keynes “anche a costo di far passare la Gran Bretagna per un paese debole?” La sua nazione non avrebbe fatto conti più razionali se a Downing Street avesse insediato l’avversario assoluto della guerra piuttosto che il belluino discendente di Marlbrough che nel 1915 credette di conquistare i Dardanelli?

Anthony Cobeinsy