Al netto di quelli che lo votano, gli italiani di Berlusconi non ne possono più. Stanchi di andare all’estero ad essere derisi per un presidente puttaniere. Stanchi degli sproloqui suoi e dei suoi scherani pennivendoli. Stanchi del suo giovanilismo superomistico catto-cazzaro. Stanchi dei danni, più o meno gravi, inferti al Paese.
Ma ci sono alcuni di problemi che impediscono di sbarazzarsene. Uno è l’ostinazione con cui Berlusconi vince elezioni e sfide parlamentari. Un altro è il fatto che gli italiani che lo votano sono tanti, per lo più persone anziane e con un grado di istruzione medio o basso. E l’Italia straripa di vecchi e di ignoranti. Un altro ancora è il suo impero economico e mediatico.
Il problema più grave però è costituito da chi fa opposizione a Berlusconi, posto che qualcuno che faccia opposizione ci sia. Di Pietro urla e strepita, ma la sua stessa esistenza politica è legata alla sopravvivenza di Berlusconi, e al momento decisivo sono stati due suoi parlamentari a far sopravvivere il Governo. Vendola, per quanto si sforzi, è confinato nella ridotta della sinistra, che pare aver scritto nel proprio dna il destino di Cassandra, nella migliore delle ipotesi. Il Partito Democratico è una pasticca per il malditesta, maldipancia e maldiculo, tutto in un unico prodotto. Non solo è diviso al proprio interno tra amici del segretario, amici dell’ex segretario, amici di chi vorrebbe fare il segretario e di chi vorrebbe fare il candidato premier sì, ma il segretario no. E’ anche diviso all’interno delle sue stesse fazioni. Il caso fiat spacca la fazione del segretario e dei rottamatori, il testamento biologico spacca i modem, il Pd in definitiva spacca le palle al suo stesso elettorato. Il 25% di cui è accreditato pare essere composto, oltre dalle eterne truppe cammellate e da qualche anima pia che ancora ci crede, da elettori rassegnati, scontenti dell’estremismo (o dal passato, o dalle tendenze sessuali) di Vendola, o disgustati dal giustizialismo (o dall’ignoranza) di Di Pietro. Nel recinto dell’opposizione sono poi entrati da poco l’Udc di Casini, e da pochissimo il Fli di Fini. Contro Berlusconi è schierato praticamente l’intero arco parlamentare della Prima Repubblica, dal Msi al Pci. E dunque che fare?
A voler ascoltare il ronzio di sottofondo prodotto dall’opposizione, niente. La sola proposta astrattamente-potenzialmente vincente (sia chiaro, solo in sede elettorale) è quella del tutti contro uno, ma basta menzionarla per scatenare il tutti contro tutti. E allora niente.
Se è vero che questa Seconda Repubblica finirà con Berlusconi, non resta che augurarsi che finisca in modo drastico e fortemente autocritico. Speriamo poi che la Terza si fondi su presupposti completamente nuovi, magari un po’ più improntati alla responsabilità ed alla selezione di eletti ed elettori.
Tommaso Canetta
Il governo sembra già avere una mentalità anarchica qui in Italia. Mentre il popolo subisce e agisce nel nome della ‘democrazia’ – il fatto che ci siano così tanti partiti presuppone un’approccio anarchico al problema governativo: “se non mi piace quello che dici tu, mi invento un mio partito con mie regole.”
Il gioco è gestire degli anarchici in modo democratico – come si fa?