Quello del ’43 fu rottura vera.
Chi scrive vanta una quarantennale indifferenza di fronte alla lotta fratricida che spacca in due bande spietate i Proci banchettanti a spese del popolo: Proci Azzurrastri contro Proci Rossastri. I primi capeggiati, oggi, da Silvio Lubriconi, austero magnate markettelevisivo, i secondi discepoli e uomini di mano dell’Ingegnere, mite finanziere e mistico che fece una lunga ascesi ad Ivrea, quando vegliò la salma Olivetti, e a Torino-Lingotto, quando provò ad arricchire la Fiat a beneficio di due orfani , Gianni e Umberto.
Indifferente, dunque. Se questo pomeriggio di novembre avanzo un’ osservazione sulle cronache della stagione finora dominata dalle libere ragazze di Lubriconi e dai contratti monegaschi e RAI non ostacolati dalla Terza Carica dello Stato, è perché sento infittirsi i richiami al 25 luglio 1943 e i connessi opposti esorcismi.
Ma quel 25 luglio segnò una fine dura e aspra: il cavaliere Mussolini (così lo definì il comunicato della Corona) arrestato e portato alla detenzione in un furgone cellulare camuffato da ambulanza. Il maresciallo cavaliere (anch’egli dell’Annunziata) Pietro Badoglio, che il Re mise a capo del governo, bene o male finì di abbattere il regime fascista, negli anni Venti e Trenta ammirato da mezzo mondo; accettato e persino amato dallo Stivale (non mezzo ma quasi intero); alla fine demolito dai quadrimotori mod. Liberator, Stirling Lancaster e Flying Fortress. Questo 25 luglio non abbatte, non vuole abbattere, un bel niente. Sloggia, o tenta di sloggiare i Proci Azzurrastri a beneficio dei Proci Rossastri.
Sarà come se il 25 luglio di allora il Re e Imperatore sabaudo avesse insediato a palazzo Venezia, come duce, Galeazzo Ciano. Oppure Emilio De Bono. Oppure Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon. Gianfranco Fini in Tulliani è stato il Galeazzo Ciano di Silvio Lubriconi, come lui Cofondatore. Ma se l’avrà vinta, assieme ad altri quadrumviri o decemviri (=capicommensali) della gozzoviglia cominciata nel 1945, che epocale cambio di regime sarà? Usurpatori ladri prima, usurpatori ladri dopo. Alcuni di coloro che nel Gran Consiglio votarono contro il Duce pagarono con la vita, davanti al plotone d’esecuzione. Pagheranno i gerarchi della congiura in corso, oppure ingrasseranno mangiando più di prima?
Per millenni gli ebrei della Diaspora rifiutarono la realtà cantando “L’anno prossimo a Gerusalemme”. Chi scrive canticchia con la stessa eroica speranza “Arriverà Ulisse, dichiarerà chiusa la gozzoviglia”.
Jone