Prologo
Federico non riusciva a capacitarsi della propria situazione. Era sprofondato in un incubo, nel dopo-sbornia di Edgard Allan Poe, in un quadro di Salvador Dalì.
Era legato come un cotechino, con un grosso e dolorante bernoccolo sulla nuca, e stava adagiato su un trono di centinaia di copie del libro Bukkake Penelope, Eva Cantarella. “Ciò che sarebbe successo a Itaca coi Proci se Penelope avesse avuto mani libere. Era circondato da una mezza dozzina di nanetti dalla voce stridula che giocavano su di un cavallo a dondolo completo di parti anatomiche, commentavano volgarmente un poster del film “Heil Sirenetta!”, sbeffeggiavano il cadavere di un uomo vestito in smoking, ma coi pantaloni tipici delle guardie svizzere e, ovviamente, gli facevano i dispetti, come ciucciarsi il dito e infilarglielo nelle orecchie, o tirargli il naso.
Federico si guardò intorno esasperato. Si trovava in un enorme magazzino appena illuminato, stipato di armadi e scaffali traboccanti strani oggetti, il cui alto soffitto amplificava l’insopportabile timbro nasale della voce di quei nani.
Non sapeva perché si trovasse lì, né dove fosse il “lì”. Sapeva solo che tutto era iniziato qualche ora prima, alla vigilia di Natale…
Primo Episodio
E’ la vigilia di Natale a Milano, la neve scende con indolenza sulla città, imponendo un silenzio e una sensazione di quiete insoliti. La sera già buia è carica del profumo delle cene appena consumate, e per strada ci sono solo pochi e infreddoliti pedoni che camminano sotto le luminarie.
Mancano solo le carole cantate da piccoli spazzacamini, accompagnati da rubizzi zampognari, per sprofondare nel mezzo di un racconto di Dickens, pensò Federico con astio.
Già il Natale milanese incideva a sufficienza, e negativamente, sul suo umore, figuriamoci se la festività avesse preso tutti i crismi melensi e retorici della prosa inglese ottocentesca.
Federico aveva già terminato la sua solitaria cena della Vigilia, aveva telefonato (con sommo disgusto) a parenti e amici per gli auguri, e si stava sistemando sul divano per vedere per la trentacinquesima volta “Una poltrona per due”.
Quella storia del Natale, lui, proprio non la digeriva.
Siamo tutti più buoni? Il Presepio? L’albero? La messa di mezzanotte?
Ipocrisia! Tantissima ipocrisia e pochissimo contenuto. Ecco cos’era il Natale…Anche se, forse per pigrizia, forse per abitudine, non riusciva a liberarsi del tutto della tradizione natalizia. Non riusciva ad essere coerente fino in fondo con se stesso odiandola completamente, e alla fine, proprio il giorno prima, si era sorpreso a fischiettare allegramente “So this is Christmas”.
Un po’ imbronciato da quel ricordo, Federico si sistemò meglio sul divano, assumendo una posizione più comoda, e, prima della fine del primo tempo del film, si era già addormentato profondamente.
Secondo Episodio
Federico si svegliò di soprassalto.
Cosa lo aveva svegliato? La televisione? Una palla di neve sul vetro di casa sua?
Si guardò intorno assonnato e indispettito, l’orologio segnava le tre del mattino.
Se adesso ti metti a controllare non riprenderai mai più sonno, si disse.
Spense la televisione, e stava dunque per riprendere una posizione comoda e rimettersi a dormire quando sentì un rumore provenire dall’esterno. Forse lo stesso rumore che lo aveva svegliato.
Si alzò velocemente e andò alla finestra.
Aveva smesso di nevicare e la luna quasi piena illuminava la città spolverata di bianco.
La strada era deserta, silenziosa, vuota.
E poi lo vide.
Una figura grassoccia con un sacco sulle spalle che correva rumorosamente sul tetto del palazzo di fronte, stagliandosi contro il cielo illuminato dalla luna.
Babbo Natale?! Disse una vocina eccitata dentro Federico.
Un ladro! Rispose irata una seconda voce.
Già, certo…un ladro, convenne delusa la prima voce.
Chiamiamo la polizia! Dissero entrambe le voci.
Federico si riscosse dal torpore e corse a prendere il telefono, quindi tornò alla finestra per seguire la corsa del furfante.
Uno-uno-tre. Linee occupate. Ti pareva…
Ma, sotto lo sguardo stupefatto di Federico, all’improvviso il ladro s’immobilizzò, fu scosso come da delle convulsioni, agitò a mo’ di uccello le braccia e spiccò il volo dal tetto, ridacchiando un “Oh! Oh! Oooooh!” molto natalizio. L’impatto al suolo fu violentissimo.
“Pronto, qui è la Polizia. Desidera?” Disse una voce femminile dalla cornetta.
“Cosa? No…n-niente…Buon Natale” Rispose Federico e attaccò.
Guardò il corpo schiantato sul marciapiede.
C’era qualcosa di molto, molto strano.
Durante la caduta aveva intravisto…ma del resto non era possibile.
“Voglio controllare!” Disse ad alta voce.
S’infilò scarpe e cappotto e uscì nella notte.
Non dovette fare molta strada; il corpo, di cui vedeva solo la schiena e la gambe, era a una decina di metri dal portone di casa sua. Si guardò intorno, ma la via era ancora deserta. “Natale con i tuoi…” pensò con amarezza.
Si avvicinò alla salma con circospezione, lentamente: decisamente qualcosa non andava.
Per cominciare dal cadavere veniva uno strano ronzio, e poi non c’era un filo di sangue sulla neve lì vicino, che invece rifletteva bagliori bluastri, come prodotti da scintille, provenienti dal corpo.
Federico trattenne il respiro fino a che fu ad un passo dal morto, poi, con un calcio, lo girò perché potesse vederlo in faccia.
Una parte del suo cervello, quella che gli aveva fatto attaccare il telefono in faccia alla polizia, già sapeva cosa avrebbe visto, e forse fu solo questo il motivo per cui Federico non urlò.
Babbo Natale giaceva nella neve.
O meglio, un robot dagli inespressivi occhi rossi, il cui cranio metallico era aperto in due e sprizzava scariche elettriche, giaceva nelle neve completamente vestito da Babbo Natale. Il familiare volto barbuto di Santa Claus era poco distante, staccatosi dall’automa già durante la caduta.
Federico si era chinato per guardare meglio il complicato ingranaggio sbalzato fuori della cassa toracica di metallo, che oramai andava rallentando il proprio moto, e che emetteva un rumore sempre più flebile.
A quel punto tutto era diventato buio…
Terzo Episodio
Federico si era risvegliato in quel magazzino, aveva dato un occhio in giro, e aveva, inutilmente, provato a liberarsi. Poi era iniziato il peggio, con l’arrivo di quegli omiciattoli dispettosi che si divertivano a torturarlo, sordi alle sue richieste di tregua o spiegazioni.
Adesso sembravano finalmente aver perso un po’ di interesse nei suoi confronti, e Federico era potuto tornare a concentrarsi sulla sua situazione. Era ovvio che si trovava in quel posto per causa di ciò che aveva visto. Ma cosa aveva visto? Aveva visto un robot travestito da Babbo Natale suicidarsi…o avere un incidente.
Adesso era chiuso in un magazzino di libri, giocattoli, vestiti e quant’altro in compagnia di un branco di nani e di un cadavere dall’abbigliamento eccentrico. Ovviamente la spiegazione di quella assurdità c’entrava col Natale, ma come?
Federico era tutto immerso in quelle riflessioni quando un improvviso silenzio lo riportò bruscamente alla realtà: i nani avevano smesso di fare rumore, e si erano messi a trafficare alacremente con una sedia e una lampada. Presto Federico intuì ciò che sarebbe accaduto, e che, puntualmente, accadde: un potente fascio di luce gli fu puntato in faccia, in modo che non potesse vedere più nulla, e sentì lo scricchiolio della sedia sotto il peso di un corpo umano. Poi sentì lo scalpiccio di tanti piccoli passi allontanarsi nel magazzino.
“Benone!” Disse una voce gioviale. “Finalmente soli! Io sono Mr. Es Cì. Mi scuso per i modi un po’ bruschi, ma i miei assistenti non sono mai stati mandati a una scuola di buone maniere. In realtà non sono mai usciti da questo magazzino…noi li creiamo in laboratorio e poi li mandiamo direttamente qui. Hanno una genetica inclinazione all’essere dispettosi, però vedesse che lavoratori sono! Ma sto parlando solo io…mi perdoni. Sono sicuro che lei ha molte domande da farmi, vero?”
Federico stette in silenzio qualche secondo. Le maniere gentili del suo interlocutore mal si combinavano col fatto di essere legato di fronte ad una lampada da interrogatori.
“Dove mi trovo?” chiese.
“Lei è nel magazzino del quinto distretto occidentale per la conservazione dei regali natalizi che non hanno passato la censura.” Rispose Mr. Es Cì.
“Scusi?”
“Lei si trova in un magazzino. In questo magazzino ci finiscono i regali natalizi che non passano la censura. Sono sicuro che guardandosi in giro comprenderà anche il perché…”
“Ma…ma di chi è questo magazzino? Perché ci finiscono i regali? Chi è che fa la censura?” Chiese attonito Federico.
“Questo magazzino appartiene alla Coca Cola, e i regali ci finiscono perché non tutti quelli che acquistiamo o produciamo sono idonei, e la censura è operata da un apposito organo di esperti.”
“Continuo a non capire…”disse Federico. “Ma perché mi trovo qui?”
“Oh…in realtà per uno spiacevole disguido. Noi pensavamo lei fosse…un altro.”
“Cioè?”
“Noi l’abbiamo trovata vicino al nostro automa n° 7358, che si era guastato, e abbiamo temuto lei fosse una spia della concorrenza. Quindi l’abbiamo tramortita e portata qui per accertamenti…”
“Concorrenza?”
“Sì…la concorrenza!” Disse Mr. Es Cì indicando il cadavere vestito in smoking e pantaloni della guardia svizzera.
“Sono loro la nostra concorrenza…”
“E chi sono loro?” Chiese Federico con sospetto.
“Probabilmente la cosa la stupirà…ma si tratta del Vaticano.”
“Cosa?!” Esclamò Federico. “Mi scusi…ma lei ha fatto una Tac ultimamente?”
“Ah! Ah!…buona questa!” Rise Mr. Es Cì “Certo che ho fatto una Tac, ne facciamo una al mese per il rischio di giocattoli radioattivi.”
“Giuro che non capisco più…niente.” Ammise sconsolato Federico.
“Certo che lei non capisce.” Disse Mr. Es Cì in tono severo. “Continua a fare le domande sbagliate! La domanda giusta è un’altra!”
“E qual è?” Chiese Federico non trattenendo la curiosità.
“ La domanda giusta è: “Ma cos’è il Natale?”. E ora glielo spiegherò…”
Quarto Episodio
Federico sentì Mr. Es Cì sistemarsi sulla sedia.
“Dunque” Disse “Cercherò di non annoiarla coi dettagli storiografici, ma lei deve sapere che il Natale è un terreno di scontro tra opposte concezioni del mondo da secoli e secoli. Ogni antico popolo aveva la propria festività invernale, di solito in coincidenza col solstizio d’Inverno, e fu con l’avvento del cristianesimo che il Natale divenne la festa della nascita di Cristo. La Chiesa si appropriò di questa festa, e ne fece un momento di deprimente assolutismo etico. “Nasce il salvatore”, “Il Bene sconfigge il Male”, “Chi crede in me è buono, chi non ci crede è cattivo” etc etc…
Insomma, il fondamento stesso di tutta la religione cristiana è il momento della nascita di Cristo. Se le premesse poste alla base di tale evento fossero state diverse, probabilmente avremmo avuto un’altra Storia. Se Cristo fosse nato in un bordello di Calcutta, e i Re Magi avessero portato marijuana, incenso e birra le cose adesso starebbero diversamente…probabilmente meglio.
Comunque contro questa visione del Natale, e in generale della religione e della vita, secoli fa un gruppo di menti illuminate, dedite all’abuso di oppio, decise di fondare una setta. Questa aveva il preciso scopo di riportare il Natale ad una dimensione più relativista, più gioiosa e meno manichea…e anche quello di avere uno sconto-comitiva dal pusher.
Il segreto della setta si tramandò di padre in figlio, nella costante attesa del momento giusto per colpire, fino a che, circa un secolo fa, non si presentò la giusta occasione: la Coca Cola.
O meglio…C.O.C.A C.O.L.A (Comitato Organizzativo Contro l’Autorità Clericale Oscurantista Liberticida e Affini).
Questa prodigiosa bevanda genera assuefazione, come le droghe, ma non ne ha gli effetti collaterali, e non per un caso fortunato, lo scopritore della ricetta, Mr. Gì Bì, fu un affiliato della nostra setta.
Mr. Gì Bì aveva un piano preciso: sfruttare la Coca Cola per veicolare un forte messaggio anticristiano circa il Natale. E così fece, inventando il culto di Babbo Natale, o meglio, internazionalizzandolo. Rese una leggenda locale un mito mondiale, gli fornì una sua immagine rassicurante, ne fece il simbolo del Natale pagano.
Col progresso scientifico presto fummo in grado di creare un’intera organizzazione segreta destinata allo scopo di ridare nuova luce al Natale. Creammo geneticamente i nani-aiutanti-di-Babbo-Natale, che svolgono le funzioni di agenti segreti e di manovali sottopagati; rubammo dei progetti Nasa per creare dei prototipi di renna volante, e, infine, creammo un intero esercito di Babbo-Natale-Robot. Purtroppo le recenti lotte sindacali dei nani-aiutanti-di-Babbo-Natale sono andate a discapito dell’efficienza dei nostri robot, e la scena a cui lei ha assistito ne è diretta conseguenza.
Comunque, grazie a questa potente organizzazione noi sfruttiamo un circolo economico chiuso e autosufficiente: coi soldi ottenuti dalla vendita di Coca Cola siamo in grado di finanziare i nostri progetti e la distribuzione di giocattoli e regali di Natale; questi a loro volta inducono subliminalmente i destinatari, specialmente i bambini, ad alimentare la leggenda di Babbo Natale e il consumo di beni correlati. Così anno dopo anno diminuisce il numero di Presepi, e aumenta il numero di regali, di effigi di Babbo Natale, di calze appese al camino, di alberi grondanti ornamenti. Gli introiti di queste vendite vengono da noi riutilizzati per la produzione di altra merce analoga e di Coca Cola.
Quest’ultimo secolo ha visto finalmente il nostro trionfo: il Natale è ormai ispirato ai valori del relativismo culturale, e ognuno è libero di viverlo come meglio crede, poiché è stato sottratto al monopolio oppressivo della Chiesa.” Concluse trionfante Mr. Es Cì.
“Allucinante…” Disse Federico con un filo di voce. “Io…io non le credo!” Esclamò poi.
“Non importa” Sorrise cordialmente Mr. Es Cì. “Lei tra poco verrà reso inoffensivo.”
“Non vorrete…no, dico…” balbettò Federico indicando il cadavere della guardia svizzera.
“No! No…niente affatto! Lei è un innocente. Noi non uccidiamo nessuno….anche lui” Disse Mr. Es Cì indicando il morto “Non lo abbiamo ucciso noi. Si è suicidato pur di non rivelare i piani di sabotaggio di cui era a conoscenza. Inutile eroismo direi, visto che li abbiamo scoperti comunque. Pensi che meditavano di introdurre negli acquedotti un elemento chimico che reagisse con la coca-cola causando violente diarree, anche mortali.”
“Ma allora cosa intendeva con reso inoffensivo?” Domandò con voce preoccupata Federico.
“Le faremo un po’ di pulizia nella memoria…” Disse Mr. Es Cì con espressione sorniona.
“Voi…Cosa? No, no! La mia memoria sta bene come sta! E poi vi ho detto che nemmeno vi credo…non scherziamo!”
“Mi dispiace, ma non possiamo correre il rischio.”
Federico sentì la sedia di Mr. Es Cì strisciare sul pavimento, e il rumore dei suoi passi allontanarsi, presto sovrastato dallo scalpiccio di piccoli piedini.
“No!” Gridò Federico “Andate via! Non toccatemi…Nooooooooooooooooooo!”
Quinto Episodio
Federico si svegliò nel suo letto madido di sudore, avvolto nelle coperte, con l’impressione di aver dormito solo poche ore.
Aveva fatto uno strano sogno…il Natale era in realtà un complotto della Coca Cola.
Che assurdità…
Nel sogno era stato rapito da dei nani dispettosi e portato in un magazzino pieno di oggetti strani, e poi….poi…non riusciva a ricordare bene.
Si stropicciò gli occhi con vigore e si mise a sedere. Scoppiò a ridere.
Era Natale, e, per la prima volta da tanto tempo, questo lo metteva di ottimo umore.
S’infilò la vestaglia e andò in cucina a prepararsi la colazione. Sul tavolo c’era una busta giallastra dall’aria ufficiale. Come ci era arrivata?
Si avvicinò sospettosamente e quando l’aprì, dopo averla tastata e vista in controluce, ne uscirono una foto e una lettera.
La foto era una di quelle immagini che cambiando inclinazione si muovono: questa ritraeva un buffo ometto che infilava e sfilava un dito umidiccio dall’orecchio di un poveretto dall’aria disgustata, lui.
Federico guardò perplesso la foto che lo ritraeva in quella posa infelice per qualche minuto, poi aprì la lettera.
“A causa dello sciopero dei nani-aiutanti-di-Babbo-Natale addetti alla cancellazione della memoria, abbiamo potuto farle un trattamento solo parziale. Ce ne scusiamo immensamente.
Confidiamo nel fatto che non voglia rivelare alcuna delle informazioni accidentalmente rimaste in suo possesso. Le ricordo che la sua stessa sicurezza personale potrebbe risultarne compromessa.
Un caloroso Buon Natale!
Mr. Es Cì
Amministratore Coca Cola, quinto distretto occidentale.”
Federico rilesse attentamente la lettera, poi la rinfilò nella busta, insieme alla foto, e mise tutto il plico nel trita-rifiuti.
Quella lettera gli aveva riportato alla mente lo strano sogno, che poi un sogno non era, nella sua interezza, e qualcosa in fondo al suo cervello, o meglio alla sua memoria, gli aveva come consigliato di sbarazzarsi di tutta quella roba il prima possibile.
Epilogo
“Quando il parroco andrà a dargli la benedizione natalizia rimarrà molto deluso.” Ridacchiò Mr. Es Cì, indicando Federico sullo schermo del suo monitor mentre tritava la busta ed il suo contenuto canterellando allegramente.
“Hai corso un bel rischio a non togliergli del tutto la memoria! Hai avuto fortuna…”
“La fortuna non c’entra, caro Gì Bì! Ero sicuro avrebbe tenuto per sé il segreto. E poi che senso avrebbe avuto raccontargli tutto, per poi farglielo dimenticare?”
“Già…Vorrei proprio sapere perché glielo hai raccontato.” Brontolò Gì Bì.
“Come perché? Perché è Natale! E regalo più bello della verità non può esserci…”
FINE
T.C.