BAUSTELLE – Intervista esclusiva a Francesco Bianconi

In occasione della ripubblicazione del disco d’esordio “Sussidiario illustrato della giovinezza”, abbiamo incontrato Francesco Bianconi, cantante e principale autore del trio toscano


Giusto dieci anni fa, in un momento di stasi della scena musicale indipendente italiana, un lampo di genio si stagliò all’orizzonte.
Quattro ragazzi della provincia senese, con uno strano nome di origine tedesca, diedero alle stampe un fulminante esordio che si affermò rapidamente come una sorta di concept sull’adolescenza e la giovinezza in generale.
Il rapido passaparola rese le dieci canzoni che formavano “Sussidiario illustrato della giovinezza” (d’ora in poi abbreviato per comodità in “Sussidiario”) dei veri e propri inni generazionali, e l’album andò esaurito in poco tempo.
Una serie di beghe contrattuali hanno finora reso impossibile qualsiasi ristampa, e le copie originali sono diventati oggetti di culto ricercatissimi, in grado di raggiungere quotazioni considerevoli.
Nel frattempo la creatura Baustelle è cresciuta, ha pubblicato altri quattro fenomenali dischi, più una colonna sonora, ha ricevuto importanti riconoscimenti ed il quartetto si è trasformato in trio.
Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini oggi sono considerati fra gli artisti italiani più importanti della nostra epoca.
In questi giorni il “Sussidiario” viene finalmente ristampato in una duplice veste: la prima identica all’originale, la seconda in formato deluxe, in un cofanetto speciale che farà la gioia dei fan più sfegatati.
Così dopo aver completato una parte del loro percorso artistico, che li ha condotti pochi mesi fa a realizzare il disco più adulto e maturo (“I mistici dell’occidente”),i Baustelle tornano a relazionarsi in maniera forte con i propri esordi.
E’ tempo di bilanci per il trio di Montepulciano.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Francesco Bianconi, cantante e principale autore dei Baustelle, per una chiacchierata cordiale ed articolata, nella quale abbiamo sviscerato parecchi argomenti di notevole interesse.

Ciao Francesco, anzitutto complimenti vivissimi per il vostro fenomenale percorso artistico.
Oggi ci troviamo a parlare della ripubblicazione del “Sussidiario”.
Queste canzoni, che furono straordinariamente efficaci dieci anni fa, trovi che oggi si possano confermare altrettanto forti ed attuali?

Trovo che le canzoni del “Sussidiario” siano ancora forti ed attualissime.
Lo riscontro personalmente ai nostri concerti, attraverso l’ottima costante risposta da parte del pubblico.
Tutti chiedevano la ristampa del disco ed oggi finalmente la cosa si è resa possibile.

Il “Sussidiario” si affermò come una sorta di concept sull’adolescenza e la giovinezza in generale.
Quanto e come si sono evoluti i giovani in questi primi anni del nuovo millennio?

Forse sono un po’ cambiati, noi li osserviamo sia attraverso la nostra esperienza professionale, sia attraverso la normale quotidianità.
Il “Sussidiario” li raccontava in modo romantico ed universale.
Sicuramente sono cambiati nel modo di fruizione della musica: oggi è un trionfo di file trasferibili in formato mp3 mentre dieci anni fa i dischi si vendevano ancora abbastanza.
Trovo che i giovani d’oggi siano musicalmente vittime della cultura del sottofondo, che li conduce ad approfondire sempre meno.

Nel “Sussidiario” c’è una bella carrellata di personaggi molto ben caratterizzati.
Martina (la protagonista della seconda traccia dell’album, n.d.r.) oggi è cresciuta.
Come potrebbe essersi evoluta la sua storia?
Magari si stupirebbe davanti al triste spettacolo proposto da Governatori cha vanno a trans con le auto blu e Presidenti che saltano con nonchalance da un’escort all’altra?
So che ti piace parlare di questi argomenti…

Martina è cresciuta: oggi potrebbe essere una trentenne indignata.
Oppure potrebbe essere diventata lei stessa una escort, in una società che non è in grado di trovarle niente da fare.
La società l’ha trasformata lentamente in qualcosa che lei non desiderava.

Anche i ragazzi usciti dal riformatorio (il riferimento è al tema de “La canzone del riformatorio”, la traccia numero 7 del “Sussidiario”, n.d.r.) trovano davanti ai propri occhi una realtà difficile che potrebbe condurli a commettere nuove sciocchezze…
Sì, sono completamente d’accordo.
Viviamo in un paese dove c’è urgente bisogno di restaurazione.

Già, lo stesso concetto che Francesco espresse la scorsa estate dal palco del Roma Rock Festival, in una delle poche frasi che rivolse al pubblico presente: è evidente che si tratta di un concetto al quale tiene molto.

Il tuo consolidato gusto per il citazionismo ti ha portato spesso ad indicare espliciti riferimenti cinematografici nelle tue canzoni.
Dacci tre titoli chiave di film che consideri imprescindibili, o che ti senti di consigliare ai fan dei Baustelle.

E qui Bianconi appare decisamente soddisfatto per la domanda, mettendo in mostra una sconfinata competenza in materia cinematografica.
Beh, dovendo scegliere, vorrei citare tre titoli che in qualche modo abbiano a che vedere con le storie raccontate nel “Sussidiario”.
Anzitutto il ciclo di Antoine Doinel, il personaggio inventato da François Truffaut ed interpretato dal giovane Jean-Pierre Léaud.
Si tratta di cinque pellicole, si potrebbe iniziare cronologicamente dalla prima, “I quattrocento colpi”, con la quale il cineasta francese si aggiudicò il Premio per la Migliore Regia al Festival di Cannes del 1959.
Questo ciclo si collega molto bene ai nostri primi lavori in quanto i basa su tematiche riguardanti l’adolescenza.
Poi una pellicola di Dario Argento del 1970, “L’uccello dalle piume di cristallo”, che rappresentò il suo esordio e la prima parte della cosiddetta “Trilogia degli animali”.
Segnalo questo film in quanto “Sadik” (la traccia numero 3 del “Sussidiario”, n.d.r.) ne contiene un’espressa citazione.
Infine “La dolce vita” di Federico Fellini, visto che ci sono evidenti richiami in “Cinecittà” (la traccia numero 8 del “Sussidiario”, n.d.r.).

Tu e Luca Ferrari dei Verdena (con tutte le differenze del caso) siete visti dai fan come una sorta di messia delle nuove generazioni.
Siete un po’ quello che Manuel Agnelli e Cristiano Godano rappresentarono nel decennio precedente per i giovani fruitori di musica.
Tu in particolare per certi aspetti, presso una folta schiera di fan, ho la sensazione che stai assumendo le sembianze di una sorta di Eddie Vedder di casa nostra.
Come vivi questa situazione?
Con paura?
Con il tremendo peso della responsabilità?

In tutta sincerità vivo la mia vita senza problemi, senza sentirmi un portavoce generazionale.
Poi il pubblico è libero di considerare un musicista nella maniera che ritiene più opportuna.
L’importante è non sentirne il peso, non venirne stritolati.
Io molto semplicemente scrivo nelle mie canzoni quello che ho dentro, senza compromessi.
Ovviamente mi fa piacere se in queste canzoni viene rintracciato un messaggio che qualcuno decida di portare come esempio.

Nel repertorio dei Baustelle quali sono le due canzoni che preferisci, quelle a cui tieni di più? E quale quella che cancelleresti?
Dalla discografia dei Baustelle non cancellerei niente.
Per quanto riguarda le mie preferite, beh, devo dire che cambiano in continuazione.
In quest’ultimo periodo, se proprio devo scegliere due titoli, punterei su “Il sottoscritto” e “L’indaco” (entrambi contenuti nel recente “I mistici dell’occidente”, n.d.r.).

Ci aspettiamo allora di riascoltarle nel tour che sta per iniziare?
Questo tour è stato concepito per promuovere la ristampa del “Sussidiario”, quindi la scaletta sarà incentrata su quelle canzoni.
Poi ci sarà spazio anche per altre cose, ma non posso assicurarti che queste due saranno presenti.
E non voglio darti troppe anticipazioni.

Bene, ci vediamo il 1° dicembre all’Atlantico di Roma.
Parliamo ora della scena indipendente italiana, la quale sta conoscendo una nuova stagione importante.
Voi siete da tempo con una major, mi chiedo se continuate a seguire con attenzione quello che accade nel “sottosuolo”.
Quali artisti di questa scena hanno attirato maggiormente la vostra attenzione / curiosità nell’ultimo periodo?

Qui Bianconi sorprenderà tutti coloro che continuano ad immaginarlo perso fra classicismi alla Beethoven, barbosi cantautori italiani e sonorità retrò.
Seguo la scena con grande attenzione e devo dire che mi piacciono tantissime cose nuove.
Se devo scegliere un nome, c’è un’artista italiano nella quale opera prima trovo parecchie analogie con il nostro esordio.
Ti parlo di Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica, n.d.r.), del quale proprio in questi giorni esce il secondo lavoro.
Il clamore intorno al suo primo album mi ha ricordato quello che successe a noi con il “Sussidiario”.
Spero che questa analogia gli porti fortuna.

Stanno scaturendo anche collaborazioni interessanti nella scena indipendente italiana. Voi invece date l’impressione di voler restare sempre un po’ in disparte…
Il collaborazionismo a tutti i costi non mi piace, non è nelle mie corde.
A volte è meglio dire le proprie cose da soli.
Collaborare deve essere un fenomeno naturale, non cercato in maniera forzata.
Non credo che si debba per forza vedere la scena indipendente italiana come una grande cerchi di amici.
Magari questo nella vita privata di ognuno di noi può anche accadere, anzi sarebbe una cosa benvenuta ed auspicabile.
Ma poi professionalmente ognuno deve percorrere la propria strada.

E fra gli artisti a livello internazionale chi ti ha colpito di più ultimamente?
Ho ascoltato molte cose, e fra le più recenti ho trovato “Halcyon Digest”, l’ultimo disco dei Deerhunter, davvero molto bello.
Complimenti a loro.

Ricevi molti demo da band emergenti?
Ricevo tantissimi demo, soprattutto ai nostri concerti.
Purtroppo non ho il tempo necessario per ascoltarli tutti.
Oggi la tecnologia aiuta molto i giovani musicisti: con sforzi economici contenuti ci si può attrezzare bene per registrare la propria musica,
Un pc, una buona scheda audio, ed il gioco è fatto.
Ma il proliferare esagerato di piccole band rende improponibile l’obiettivo di poter seguire, ascoltare e giudicare tutto.
Io posso ascoltare una parte dei demo che ricevo, ma la mia unica possibilità è esprimere un giudizio sui contenuti.
Posso dire se mi piace o meno, ma non posso fare nulla di più.
E’ possibile che alcuni si aspettino un aiuto da parte mia, magari per essere introdotti ad un contatto, anche solo iniziale, con una casa discografica.
Ma io posso al massimo esprimere un giudizio personale, soprattutto in questi tempi di crisi del disco.

C’è un fenomeno singolare ma diffusissimo che volevo approfondire con te, che riguarda proprio le giovani leve musicali.
All’inizio del loro percorso le trovi un po’ ovunque, su MySpace, su Facebook, vorrebbero dialogare con tutti, cercano più contatti possibili sia con gli addetti ai lavori che con i potenziali fan.
Poi chi raggiunge anche un minimo successo, inizia un processo che definirei di diradamento della propria presenza.
Non credo si tratti soltanto di un problema legato al tempo…

E’ giusto il contatto con il pubblico, ma va mantenuta una certa distanza, altrimenti alla fine la situazione ti si ritorce contro.
Occorre mantenere una giusta comunicazione con i fan, essere il più possibile disponibili, ma sempre entro certi limiti.
La comunicazione è un campo che oggi reputo fondamentale per mantenere dei rapporti sani e corretti.
Diverso il discorso per superstar del livello di Zucchero e Vasco Rossi, i quali rischiano una costante violazione delle rispettive privacy, con migliaia di fan che potrebbero presentarsi a gettare sassi contro le loro finestre.
Certi personaggi di così forte domino pubblico devono in qualche modo proteggere la propria vita personale e la propria incolumità, costantemente minata da gesti dei fan che potrebbero travalicare qualsiasi potenziale ragionevolezza.

Oggi Francesco Bianconi si considera finalmente un “Modern Chansonnier”?
Ti ringrazio per la citazione di “Il musichiere 999” (la traccia numero 10 del “Sussidiario”, n.d.r.).
Io ci aspiro ancora.
Probabilmente lo sono diventato, secondo l’opinione di alcuni lo sono diventato, ma tuttora continuo a scrivere canzoni ed a cercare un percorso virtuoso.
Tuttora comunque non i sento di poter ritenere la missione compiuta.

Hai intenzione di rinnovare i tuoi impegni come scrittore conto terzi?
Senz’altro, se capiteranno le situazioni giuste.

Sempre disponibile alla realizzazione di colonne sonore?
Ah, lo scrivemmo persino in una noticina posta sul retro del libretto cha accompagnava il “Sussidiario” (“Baustelle è disponibile per colonne sonore”, una frase che oggi appare tenera e profetica, n.d.r.).
Dopo la felice esperienza con “Giulia non esce la sera” vorremmo rimetterci alla prova.
Quindi la risposta è sì, assolutamente.

Toglimi una curiosità: com’è andata a finire la diatriba con il Sindaco di Follonica?
La diatriba per me è finita, la considero conclusa, anzi la considero come nemmeno iniziata.
L’abbiamo affrontata senza mai fornire alcuna risposta.

Come vi rapportate nei confronti dell’oramai annosa questione del downloading illegale?
Sono contrario al downloading illegale.
Qualora dovesse proseguire la cultura dell’illegalità, tutti i musicisti resterebbero senza lavoro.
Resterebbero sulla scena soltanto musicisti “hobbysti”, intenti a fare musica per passione, a tempo perso, e la conseguenza sarebbe la drastica riduzione della qualità media.
Tutto ciò lo trovo decisamente sbagliato.
Certo che i cambiamenti tecnologici non li puoi fermare.
Occorre che vengano prese serie iniziative a livello governativo, con campagne di sensibilizzazione ben mirate ed adeguati sovvenzionamenti.
La musica va pagata, così come si paga un libro.
Va sensibilizzata la cultura del downloading legale, magari anche imponendo prezzi tendenti al gratis.

Direi che l’esperimento del bel box celebrativo per il “Sussidiario” sia un modo intelligente per eludere l’illegalità, un modo per ritornare al culto dell’oggetto…
Certo; esiste tutto un discorso a parte da fare sul mercato “deluxe”, indirizzato a colore che ritengono possa valere la pena possedere una confezione speciale, con un bel libretto iper curato e delle belle foto.
Una confezione del genere non puoi scaricarla, puoi soltanto acquistarla.
Noi con la ristampa del “Sussidiario”, che contempla una versione base ed una più lussuosa abbiamo fatto esattamente questo.

Cosa dobbiamo aspettarci domani dai Baustelle?
A questa domanda non saprei proprio risponderti.
Al momento non sto scrivendo, visto che nell’ultimo periodo siamo stati completamente concentrati sull’ideazione e la promozione del ritorno del “Sussidiario”.

Il successo dei Baustelle ha fatto riappropriare la musica italiana del gusto di raccontare piccole storie in maniera didascalica.
Attingendo allo sterminato patrimonio del cantautorato italiano avete creato un tipo di approccio alla materia musicale del quale potete essere considerati precursori e moderni punti di riferimento…

Non so.
Quando nel 2000 uscì il “Sussidiario”, i Baustelle venivano visti come i nuovi Marlene Kuntz o i nuovi Afterhours, per via di una certa attitudine e per la similitudine di alcuni suoni.
Poi con il passare del tempo ci siamo ritagliati una nostra precisa identità.
Se nuove band oggi decidono di ispirarsi a noi, e vederci come punti di riferimento, vuol dire che abbiamo lavorato bene, che abbiamo comunicato bene con il nostro pubblico.
Se è così, posso ritenermi soddisfatto, almeno sotto questo aspetto.

Termina così il piacevole incontro telefonico con uno degli autori italiani più sensibili degli ultimi anni, che è riuscito nell’intento di suonare musica retrò in modo moderno, conquistando unanimi consensi da parte di critica e pubblico.
Un artista che ha oramai abbandonato i temi prettamente giovanilistici, così ben espressi nei primi album dei Baustelle, per passare a trattazioni più mature.
Non resta che seguirli nel breve tour che accompagnerà la ripubblicazione del “Sussidiario” ed attendere le prossime mosse artistiche della band, che di certo non deluderanno le attese.

Claudio Lancia
(per gentile concessione di www.ondarock.it)