“GUIDO ROSSI: BASTA CON LA POLITICA BARBARICA” E POI?

Milano può diventare un laboratorio nazionale per la democrazia partecipata

Quasi un’intera pagina del Corriere della Sera (31 ottobre’10) per un’intervista del vicedirettore G.G.Schiavi al giurista Guido Rossi, “il gran borghese che dalla Consob alla Telecom ha collezionato presidenze e dimissioni”. La lettura di questa pagina è come un quotidiano esperimento di laboratorio, al tempo stesso fruttuoso e frustrante come tanti sforzi di ricerca: molti spunti e verifiche cui quasi mai segue la grande scoperta.

Vediamo. “Milano, dice il giurista, può diventare il fortino presidiato da un sussulto di civismo che crea partecipazione, reinventando un modello di democrazia dal basso, quella dei cittadini (…) Oggi Milano manda un messaggio preciso al paese, indica la nascita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione e di ascolto (…) Si può cambiare in meglio rilanciando la democrazia della discussione al posto della democrazia del voto”. E ancora: “Per Rossi è arrivato il momento di rompere il circolo vizioso che ha avvelenato i pozzi della democrazia partecipativa. Si comincia dalla Polis per arrivare allo Stato, visto che a livello nazionale non c’è una democrazia deliberativa”.

Notizie grosse, no? Concetti alti. Si comincia dalla Polis. E qual è il fatto nuovo e costitutivo? Guido Rossi: “Milano con le sue primarie e il dibattito che si può creare sul futuro ha l’occasione per diventare un modello, per costruire un nuovo meccanismo di democrazia. Qualcuno dirà che siamo ancora nel campo delle utopie, e un po’ è vero. Ma nella storia le utopie hanno realizzato tante cose. A volte bisogna crederci: la paura del futuro si può vincere solo con un soprassalto di partecipazione”.

L’utopia di Guido Rossi principe del foro e boiardo delle presidenze è tutta qui, le primarie. Può darsi siano uno sconcio minore rispetto alle cooptazioni, usurpazioni e combini delle cupole partitiche. Ma restano un vecchio arnese di tutte le Tammany Hall, una trovata, un gioco di mano per rappresentare meno disgustoso il congegno dell’elettoralismo.

Ma almeno con le primarie d’oltre Atlantico si gioca a carte scoperte, non si imbelletta la furbizia col cerone. Così come le lobbies sono legali, i lobbisti si registrano presso il Congresso federale e presso i campidogli locali a decine di migliaia, per le primarie si investe apertamente in dollari e in cacce e seduzioni agli elettori, talché esse primarie non risultano altro che l’atto primo della tonnara elettorale. Sostiene Guido Rossi che da noi sarà puro confronto di idee, anzi di idealità? I concorrenti metteranno solo la loro bellezza, come tre Dee fecero con Paride?

Il profetico annuncio dell’ex-presidente della Consob è come una lunga giornata siccitosa di agosto: il cielo brontola di tuoni incessanti, si alzano venti minacciosi e umidi, non cade una goccia. Il maestro del diritto, l’araldo della democrazia partecipata, non dovrebbe andare sul concreto, spiegare che le elezioni, primarie comprese, sono reti a strascico per pescare sardine a tonnellate, panie per invischiare merli a migliaia? Esattamente quella “politica barbarica” e quella “democrazia del voto” alle quali ha detto basta?

JJJ