Il voto condizionato

Una provocazione per migliorare la democrazia.

Il concetto di democrazia è andato, nelle moderne società occidentali, identificandosi col concetto di democrazia rappresentativa, e legandosi indissolubilmente con quello di suffragio universale. Tuttavia, visto il progressivo deterioramento che è proprio di ogni democrazia, per cui col passare del tempo la maggioranza (che, triste ammetterlo, storicamente non è particolarmente incline ad accettare progetti impegnativi e di lungo termine) smette di scegliere per il proprio bene ma resta vittima dei propri desideri immediati, si può forse oggi riaprire un dibattito proprio sul principio del suffragio universale.

Mantenendo fermo il principio dell’uguaglianza formale di tutti gli uomini, per cui a nessuno deve poter essere negato, tra gli altri, il diritto di voto, ci si può tuttavia interrogare se tale diritto debba rimanere incondizionato (o condizionato solo ad alcuni parametri, quali l’età o la cittadinanza).
Ma sarebbe poi così assurdo richiedere che il diritto di voto venga condizionato ad altri parametri attinenti, diciamo, a conoscenze basilari ed a capacità di ragionamento?

Ad esempio, in alcuni Paesi (ad esempio l’Estonia, membro dell’Unione Europea) il diritto di voto è subordinato alla conoscenza della lingua. Pretendere che in Italia chi esercita il diritto di voto debba conoscere l’Italiano non sarebbe poi così assurdo. Una persona che non conosca la lingua del paese dove abita, come può leggere un giornale, capire un telegiornale, interessarsi con cognizione di causa alla gestione del Bene Comune?

In secondo luogo, considerato che molti di coloro che dichiarano apertamente di non interessarsi di Politica non si astengono, ma votano in base a criteri, a voler essere generosi, arbitrari, è giusto che i loro voti annacquino il voto di quelli che, pur su opposti schieramenti, si informano e mostrano passione per la gestione della cosa pubblica?

Col sistema attuale non solo si ingrossano le fila di questi “non interessati”, ma s’incentivano i politici a ricercare i loro voti, facendo leva proprio su quei criteri arbitrari che poco hanno a che vedere con la gestione dello Stato. Il pericolo, già noto ai Greci, che la democrazia degeneri in demagogia non può, specie in una società globalizzata, essere trascurato.

Nessuno ovviamente pretende che per votare si debba essere professori di diritto costituzionale, o conoscere nei dettagli la Storia recente, o anche solo che si legga un giornale tutti i giorni (che pure non guasterebbe). Ma è poi così ingiusto che non possa votare chi non ha idea di chi sia il Presidente della Repubblica? O cosa sia successo di epocale in Europa nel 1989? O, ancora, chi sia il fondatore di Forze Italia?

Terzo spunto, la capacità logica. Questa consente di mettere insieme le nozioni in proprio possesso ed estrarne delle deduzioni. E’ il presupposto necessario per un approccio al mondo circostante ispirato al dubbio ed alla osservazione. Richiedere che le persone che esercitano il proprio diritto di voto siano in grado di mettere in relazione tra loro le nozioni che hanno, che sappiano compiere semplici passaggi mentali (che si apprendono più nella vita che sui banchi di scuola), sarebbe un’assurdità?

Non si pensi ad indovinelli astrusi del tipo “un mattone pesa un chilo più mezzo mattone, quanto pesa un mattone?”, né al dover dimostrare capacità matematiche di chissà quale livello. Si tratta più che altro di saper operare semplici deduzioni (“Se tutti i lombardi sono italiani, i milanesi sono lombardi, i milanesi sono…?”), necessarie del resto al formarsi di un’opinione non acritica su qualsiasi oggetto.

Ricapitolando, se un domani il diritto di voto fosse subordinato al superamento di un semplice e banalissimo test, volto ad accertare una conoscenza basilare della lingua italiana, una conoscenza a grandi linee della Storia e dell’attualità, e una minima predisposizione alla logica, il concetto stesso di democrazia ne risulterebbe offeso?

Le modalità pratiche, i dettagli (in cui, si sa, si annida il diavolo) pongono ovviamente delle problematiche enormi, ma non insormontabili. Una discussione sul tema potrebbe portare spunti, soluzioni, miglioramenti. Ma se anche solo crollasse il postulato per cui il diritto di voto è subordinato a criteri del tutto slegati dal possedere nozioni basilari e dal saperle mettere in correlazione, un primo importante passo per contrastare la crisi dell’attuale sistema democratico verrebbe fatto.

Solone X